XL, l'house organ di OPES anno 1, n°6, giugno 2019 | Page 23
tema caro a Pasolini, l’educazione alla sconfitta, il
rispetto dell’avversario e dei propri compagni di
squadra». Se c’è un termine, invece, che descrive
l’esperienza di Franco nel team dell’Università e che
è entrato prepotentemente nel linguaggio comune
è “fam”, abbreviazione di famiglia. «Far parte di
un gruppo – ci spiega Franco - è come far parte di
una famiglia, ci si aiuta nelle difficoltà, si dividono
le gioie delle vittorie e il dolore delle sconfitte. Ma
cosa contraddistingue quindi, realmente, l’ambiente
calcistico sudafricano dell’UWC da quello di un’altra
squadra di calcio italiana? Non esiste una risposta
corretta, la mia opinione personale è che cambia
“tutto e niente”. Potrei raccontare dei balli e delle
canzoni tradizionali celebrati nello spogliatoio prima
della partita, allo scopo di esorcizzare la tensione
del match. Dei sorrisi al termine di ogni frazione
di gioco, della scarsa attenzione alla tattica e la
propensione allo spettacolo. Degli scarpini rotti, del
vestiario inadeguato, dei continui ritardi agli orari
delle convocazioni (qua il tempo scorre in maniera
diversa), e tanto altro ancora. Le differenze non sono
importanti solo perché ci permettono di conoscere
nuove realtà ed espandere i nostri orizzonti, ma
perché ci permettono di mettere in dubbio le nostre
certezze. Perché forse quel ragazzo a diecimila
chilometri di distanza, con la pelle di un colore
diversa della mia, non ha poi dei sogni così diversi
da quelli di un ragazzo italiano della sua stessa età.
Forse, se il razzismo e la xenofobia hanno portato
il Sudafrica a uno stato di segregazione che ancora
oggi si ripercuote sulla vita delle persone, noi italiani
dovremmo guardare con maggiore attenzione alla
situazione politica attuale».
“Le differenze non
sono importanti solo
perché ci permettono di
conoscere nuove realtà
ed espandere i nostri
orizzonti, ma perché ci
permettono di mettere
in dubbio le nostre
certezze”.
Franco Ravaglia
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