XL, l'house organ di OPES anno 1, n°6, giugno 2019 | Page 22

22 razziale è ufficialmente terminato venticinque anni fa, le diseguaglianze economiche e sociali continuano a perpetrarsi, riflettendosi in una quasi totale assenza di condivisione tra etnie coesistenti da secoli. Ne risulta che, secondo una ricerca statistica, il 60% degli abitanti di Cape Town intervistati dichiara di non socializzare mai con persone appartenenti a gruppi etnici differenti dal proprio, così come il 40% dichiara di non fidarsi degli altri gruppi etnici. Quanto detto finora si ripercuote in maniera considerevole nello sport, in quanto specchio della situazione sociale che il Sudafrica sta vivendo. L’esempio più famoso di questa separazione culturale sta nell’estrema popolarità del rugby tra la popolazione “bianca” e benestante, confrontata con il consenso che il calcio riscuote nelle classi più povere della popolazione coloured e di etnia africana». Ed il calcio, da semplice e popolare attività sportiva, si trasforma in un veicolo che trasporta informazioni di più ampio respiro sociale e che rilascia storie di vita e di rivalsa che, come sostiene il nostro Franco, solo chi ne è partecipe può comprendere nella sua completezza. «Per i miei compagni di squadra – aggiunge il Volontario del Servizio Civile impegnato nel progetto “Un Calcio al Razzismo” -, la disciplina imposta dall’attività sportiva, così come l’istruzione universitaria, dà la possibilità di costruire ponti attraverso i quali evadere la povertà, la miseria e la criminalità che circondano la periferia di Cape Town, criminalità di cui parlano con una semplicità disarmante, sintomo di un’esposizione abituale alla violenza. Ma dietro agli sguardi e alle parole di chi vive ai margini della società vi è anche il furore e la fierezza di potercela fare, di poter cambiare la propria storia e quella del proprio Paese. Lo sport, in questo, è un sostegno, una filosofia di vita. Lo ha dimostrato il nostro allenatore, quando al primo allenamento ci ha ragguardato così: “Io sono qui perché voglio vincere, fa parte di me. Qualsiasi cosa faccio, io voglio vincere. Amichevole, allenamento, non importa, vincere è la mia filosofia di vita”. Ma oltre alla gioia effimera della vittoria, tra i valori trasmessi dalla disciplina ci sono anche, “La disciplina imposta dall’attività sportiva, così come l’istruzione universitaria, dà la possibilità di costruire ponti attraverso i quali evadere la povertà, la miseria e la criminalità”. Franco Ravaglia