XL, l'house organ di OPES anno 1, n°6, giugno 2019 | Page 20

CIVILE 20 Sudafrica, il calcio e l’inclusione Se c’è una leva, se esiste uno strumento che può favorire l’inclusione e l’integrazione sociale, abbattere le barriere, ribaltare le convenzioni e far deflagrare gli stereotipi, allora questo può essere individuato nello sport. Grazie ai suoi valori positivi, si possono edificare quei pilastri che sorreggono una società migliore e che annullano le differenze di qualsiasi tipo. Non è utopia e non può essere considerata il sogno di un visionario. È realtà e la si può rintracciare nell’impegno giornaliero di uomini e donne, giovani e adulti, che si adoperano per trasformare il mondo, partendo anche dalla realizzazione di un progetto di Servizio Civile. I ragazzi e le ragazze che stanno svolgendo in Sudafrica il progetto “Un Calcio al Razzismo” ne sono un esempio. Ogni giorno contribuiscono alla metamorfosi di uno Stato con mille problemi e contraddizioni, accelerando attraverso lo sport quel processo anche culturale che ha un traguardo: la piena integrazione ed inclusione. Franco Ravaglia, uno dei 4 Volontari di Servizio Civile che si trova a Cape Town ospite della UWC (University of Western Cape), partner di OPES nel progetto “Un Calcio al Razzismo”, sta vivendo un’esperienza unica, formativa e che gli sta regalando informazioni e spunti utili alla sua ricerca etnografica. Quando era in Italia ha cercato di promuovere l’inclusione sociale degli stranieri richiedenti asilo facendo leva proprio sullo sport. Ora, in Sudafrica, in quello che può essere considerato come un capovolgimento dei ruoli, sta sperimentando che cosa significhi integrarsi in un contesto sportivo diverso da quello di origine. «Ogni sport di squadra – ci scrive