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A tutt’oggi è presente in modo notevole nelle zone di Vel- letri, Formia, Zagarolo (dove è detto “Bello Velletrano”), Cori, Nettuno ed Anzio. Si differenzia dalle altre viti locali a frutto bianco, come il Trebbiano, per il portamento più vigoroso, la maggiore resistenza alle malattie e, soprattutto, per la produ- zione più abbondante. Richiede terreni freschi e fertili. È molto diffuso soprattutto nelle zone in cui la vite è allevata ad impal- catura alta e dove si pratica una potatura piuttosto vigorosa. Il grappolo è abbastanza grande ed ha gli acini medi, rotondi, con buccia molto sottile di color giallo paglierino, e polpa sciolta a sapore semplice. Dà un fine vino da pasto che entra spesso come compo- nente secondario in molti vini bianchi dei Castelli Romani, a D.O.C. della zona. Il colore è giallo quasi dorato, il profumo delicato e caratteristico; il sapore è leggermente amarognolo, pastoso, normalmente asciutto. Il Bombino bianco è un vitigno di buon vigore che nel Lazio si può trovare un po’ ovunque, frammisto ad altri viti- gni, e attualmente c’è la tendenza a diffonderlo maggior- mente perché si conserva bene e si mantiene fresco sulla pianta fino al tardo autunno 58) . A seconda delle località, prende pure il nome di “Bonvi- no” o “Buonvino bianco”, “Bambino” e “Ottonese”. Nella zona di Tivoli è chiamato anche “Trebbiano d’oro”, forse per- ché assomiglia un po’ al Trebbiano. Dà grappoli piuttosto grandi, con acini di colore dorato, tendente al giallastro, di maturazione piuttosto tardiva. Il vino ha un colore che va dal giallo-verdolino al giallo- dorato; è profumato, armonico, vellutato, asciutto; è adatto come vino fine da pasto e da pesce (e anche per la prepara- zione del vermut). 58) Cfr. Prosperi V., I vini, p. 20. 49