I vitigni di Roma
Nel Lazio la coltura della vite è diffusa un po’ ovunque,
tuttavia in misura minore nelle zone di pianura rispetto a
quelle di collina e di montagna. I ripari dai venti freddi e la
conformazione del terreno permettono alla pianta di cresce-
re ad altezze considerevoli (fino a 800 metri!).
Anche la provincia di Roma vanta sul suo suolo nume-
rosi vitigni, dei quali particolarmente “raccomandati” sono i
seguenti: la Malvasia di Candia, la Malvasia del Lazio, il Treb-
biano toscano e il Trebbiano giallo, il Bellone, l’Aleatico, il
Cesanese comune e il Cesanese d’Affile, il Bombino bianco (o
Bonvino), il Canaiolo, il Nero buono di Cori, il Moscato, il
Montepulciano e il Merlot.
Nella Roma papale del XVI secolo venivano quasi sicu-
ramente coltivati, oltre alle tre varietà di Trebbiano (toscano,
giallo e verde) e alle due di Malvasia (di Candia e del Lazio),
anche il Bombino bianco, il Bellone, l’Aleatico, il Cesanese
comune e quello d’Affile.
La Malvasia bianca di Candia è conosciuta anche come
“Malvasia rossa dei Castelli Romani” (per il caratteristico colore
che assume il giovane germoglio) o “Malvasia candida” o sem-
plicemente “Malvasia”. Si distingue nettamente dalla “Malvasia
di Candia” per l’assenza di aromaticità nella buccia 49) .
L’uva viene utilizzata esclusivamente per la vinificazio-
ne. Il grappolo è grande, ha forma conica e acino rotondo,
con buccia giallo dorata. Come tutte le Malvasie, è profuma-
ta e ha sapore di moscato.
Il vino è di colore giallo paglierino o giallo dorato; è
amabile, asciutto, con fondo amarognolo. Se vinificata da
49)
Cfr. Calò A. - Scienza A. - Costacurta A., Vitigni d’Italia, Bologna 2001.
44