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Il vino e la cucina romana
« Se , in giro pel mondo , vi dovessero offrire un vino delle nostre parti , e potrà accadervi spesso , ringraziate del pensiero , ma voltate le spalle . La prima virtù dei vini nostrani è la fedeltà alla terra d ’ origine ; bevuti lì , sul posto , pizza e prosciutto , pane e formaggio , pare che non ce ne possa esser altro che gli stia a pari ; ma , portati altrove , illanguidiscono come innamorati lontani , e non sono più nulla » 46 ) .
Con queste suggestive parole si esprime Luigi Volpicelli parlando dei vini del Lazio , vini serviti , se possibile , in quelle osterie campestri nelle quali si va spesso per respirare una boccata d ’ ossigeno e per gustare le ebbrezze di una cucina dai mille sapori …
Roma , in realtà , fin dai tempi antichi ha saputo mantenere intatto il piacere per la buona tavola e per il convivium ( convito ), fatto di compagnie allegre e numerose e di appetiti vigorosi , ed anche la sua rinomanza in fatto di bevande è sempre rimasta immutata .
La gastronomia e l ’ enologia laziali , cantate da poeti e prosatori d ’ ogni epoca , si rifanno , più che alla grandezza di Roma imperiale e ai suoi sontuosi banchetti , alla riposante maestosità della sua campagna e alla dolcezza dei suoi colli , al verde dei suoi boschi di querce e di carpini e alle lunghe vie disseminate di castelli tra i campi coltivati , i filari di pioppi e i vigneti e , soprattutto , alla fama millenaria dei suoi vini .
Nella stessa Roma è tuttora facile trovare degli ambienti alla buona , dove la tavola viene imbandita seguendo una tradizione secolare rimasta pressoché immutata .
Al primo incontro la cucina può sembrare ruvida , troppo
46 )
Volpicelli L ., in Veronelli L ., I vini d ’ Italia , Roma 1961 , p . 273 .
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