di Castro, fertile e sabbioso, con le uve del grande vigneto che
lo stesso papa vi aveva fatto impiantare quand’era ancora
frate francescano, si producevano vini speciali. Da questa
vigna, composta di ottime viti prelevate da molti luoghi
diversi, si ricavavano dei vini rossi eccezionali e dei biondo-
dorati che si mantenevano stabili anche per tre anni.
Sempre nel XVI secolo una delle ville-vigne più famose
fu senz’altro quella di papa Giulio III, Giovanni Maria Cioc-
chi del Monte (1550-1555), che era situata sulla via Flaminia
e si estendeva da Porta del Popolo a Ponte Milvio, fra le altu-
re dei Parioli e la riva sinistra del Tevere. A questa vigna Giu-
lio III si recava da Castel Sant’Angelo percorrendo il fiume
con barche coperte di fiori e tappeti, fra canti e musiche.
Giunto sul posto, banchettava tra il verde degli alberi, i musi-
ci e i ballerini.
Anche Villa Borghese vantava origini del tutto agresti.
Intorno ad una prima vigna (1580) si verrà poi formando il
parco con l’acquisto e le donazioni di numerosi altri terreni.
Sulla sponda opposta del fiume, dall’alto di Monte
Mario, guardava invece la vigna del Cardinale Giulio de’
Medici (Clemente VII), tramutata poi in Villa Madama dal
genio di Raffaello e di Antonio da Sangallo 42) .
Nelle campagne di borgo San Lorenzo, sempre su terre-
no sabbioso, c’erano vigneti pure fertili, ricchi di vini neri
genuini e di “Moscatelli” buoni e stabili. Nel territorio di
Castro e nelle vicinanze di Capodimonte si producevano vini
di ottima qualità che si dovevano però bere subito oppure
conservare, fino all’estate successiva, nelle grotte adattate a
cantine.
quelli massime di una vigna che S. S., in minoribus, fece piantare,
domandata S. Arcangelo… Di questa vigna esce bianco et rosso, ma
meglio è il rosso» (Lancerio S., I vini, pp. 63-64).
42)
Cfr. Jannattoni L., Il ghiottone romano, Milano 1965, p. 53.
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