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La vigna-villa e i vigneti del papa Sul finire del XV secolo numerosi erano nella città di Roma gli spazi incolti e paludosi che rendevano l’aria insalu- bre soprattutto nelle zone prospicienti il Tevere. Nobili e pre- lati, nonché cardinali e vescovi con in testa i papi, conside- rando queste zone dannose alla salute perché prive di aria pura, cominciarono e costruire palazzi in zone elevate, maga- ri circondati da lussureggianti giardini. Sorsero così le ville per la villeggiatura e per lo svago, dislocate soprattutto sui famosi sette colli, ville che avevano tutt’intorno orti, boschi, giardini, ma soprattutto vigneti 40) . In questo periodo cominciò ad affermarsi anche il ter- mine di vigna o vinea, non però con il significato di terreno coltivato a viti, ma come appezzamento privato della fami- glia, i cui prodotti potevano essere destinati, sia alla vendita, sia al consumo diretto. Vigna significò in seguito anche la villa costruita fuori del centro cittadino, circondata da giardi- ni e campagna. Nobili e papi presero così l’usanza di acquistare moltis- sime vigne per trasformarle in ville. Alcune di esse, tuttora esistenti, mostrano tra elementi moderni i segni del blasone campestre. Anche per tutto il secolo XVI le vigne furono di casa in Roma e l’uva veniva considerata regina della tavola in tutte le stagioni. Anzi, la vite e i suoi frutti, come già era successo per i bassorilievi di età romana e i mosaici delle basiliche paleocristiane, figureranno fra gli elementi araldici delle famiglie romane. Sui colli di Roma era dunque un susseguirsi di ville, 40) Cfr. Montaldo G., I vigneti del Papa, Siena 1997, p. 11. 33