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bocca, come se uno avesse bevuto o mangiato la più mosca- ta cosa che si possa. Esso ha una venetta di dolce, con un mordente tanto soave, che fa lagrimare d’allegrezza, beven- dolo… Di tale vino se ne può bere assai a tutto pasto, che mai non fa male, anzi, ancorché sia rosso, purga il ventre, sicché bevutolo è digestivo» 37) . I vini della Tolfa 38) sull’Appennino erano di prima qua- lità, soprattutto quello rosso per lo splendido colore, il pro- fumo un po’ piccante e il sapore gradevole. Nel Viterbese, sia a Bolsena, rinomata per la fertilità del suolo, sia sulle colline di Bagnaia, si producevano ottimi moscati. Vicino ad Ischia di Castro c’era il grande vigneto, fatto piantare da Paolo III sui colli fertili e soleggiati, con viti scelte che producevano vini rari, i quali potevano conservar- si anche per tre anni. A Bagnoregio si produceva molta uva elveola; Montefia- scone invece era celebre per il moscato, che aveva nome “Est-Est-Est” e che era sicuramente fra i migliori d’Italia 39) . Tuttavia non tutto il vino che si vendeva a Montefiascone era del luogo, poiché la produzione non era eccessiva, ma si com- merciava con quel nome anche il vino proveniente da altri comuni viterbesi, quali Bolsena, Bagnoregio e Marta. Nei pressi di Roma, infine, è doveroso ricordare anche la Lancerio S., I vini d’Italia giudicati da Paolo III (Farnese) e dal suo botti- gliere Sante Lancerio, Livorno 1973, p. 55. 37) Comune della provincia di Roma, presso Civitavecchia, a 484 metri sul livello del mare. 38) Assai curiosa è l’origine del nome di questo vino. Si racconta che il vescovo Giovanni Fugger, durante un suo viaggio a Roma, nel passare per Montefiascone volle assaggiare tutte le qualità di moscatello che vi si producevano e, ad ogni boccale vuotato, esclamava «Est» per indica- re che quello era il migliore; ma continuando a… tracannare e a dire «est», bevve tanto che morì, lasciando al vino il nome in questione. 39) 29