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vanzano al consumo locale e la produzione va sempre più aumentando. Sotto l’Impero di Augusto, ma anche durante i primi due secoli dopo Cristo, il vino è così importante, che persino gli schiavi ne hanno diritto. Anche se la bevanda favo- risce spesso risse, eccessi e problemi vari, tuttavia essa è deter- minante per un tenore di vita più rilassato e spensierato. L’industria vinicola, già così bene avviata in tutta la Penisola, si diffuse in seguito anche a livello internazionale e il vino romano, prodotto con tecniche sempre più raffinate, veniva portato in Grecia (mentre il vino greco giungeva a Roma). Le floride condizioni viticole in cui versava il Lazio si mantennero tali solo nei primi secoli dell’Impero, ossia fin- ché non presero il sopravvento il lusso e la corruzione che invasero Roma e vi spensero le severe discipline che erano state la base della sua grandezza. Il popolo cominciò a trova- re spregevole il lavoro dei campi, che fu abbandonato. Cal- pestate le leggi Licinie 17) , comparvero i latifondi che apporta- rono alla regione il colpo più fatale, dal quale essa non poté più rialzarsi. Le guerre civili e le invasioni barbariche fecero poi il resto. Tuttavia, anche dopo la discesa dei Goti la campagna romana era ancora cosparsa di poderi coltivati e ciò dimostra come gli abitanti di questa regione riuscissero a ricavare sem- pre dal terreno che coltivavano i prodotti necessari al sosten- tamento. Sopraggiunte poi nell’VIII secolo le incursioni degli Ungari e dei Longobardi, e in seguito anche dei Saraceni, i campi furono abbandonati ed allora l’aria cominciò a diveni- Le leggi Licinie Sestie furono proposte dai consoli G. Licino Stolone e L. Sestio Laterano nel IV sec. a. C. Esse stabilivano, tra l’altro, che un cit- tadino non potesse possedere più di 500 iugeri di terreno pubblico. 17) 16