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Un documento certo sulla coltivazione della vite nel Lazio si trova nella Legge delle XII Tavole in cui si parla di viti e si accenna alla loro potatura: siamo nel 450 a. C. circa e per- ciò più di tre secoli dopo la fondazione di Roma! Ma siamo ancora molto lontani da una produzione sia di quantità che di qualità come quella offerta dagli ottimi e sempre apprezzati vini greci che arrivavano in Italia con le navi soprattutto dalle isole di Coo, Samo, Lesbo e Chio. Nei primi tempi della Repubblica pertanto, poiché il vino prodotto in loco non bastava a sopperire al consumo locale, fu necessario importarlo, oltre che dalla Grecia, anche dall’Italia meridionale (Magna Grecia 15) ). Quando poi la produzione si estese, e nello stesso tempo si allargò anche il dominio di Roma, i Paesi conquistati, in parti- colare la Grecia, ma anche l’Asia Minore, la Palestina e la Siria, suggerirono ai Romani nuove cognizioni sulle loro uve e sul commercio delle svariate qualità di vini che venivano prodotti. Ma furono soprattutto la sconfitta di Cartagine (146 a. C.) e le successive vittorie sui Macedoni e sui Siriani a mutare il carattere dei Romani: essi divennero sempre più sofisticati e incominciarono a interessarsi maggiormente di viticoltura creando un mercato anche per i generi di lusso nel quale il vino entrò a buon diritto. In seguito all’arrivo a Roma di numerosi schiavi dai terri- tori sottomessi, andarono sempre più perfezionandosi anche le tecniche di potatura e di innesto: gli agricoltori romani furono così in grado di coltivare in modo appropriato la vite e di vini- ficare direttamente. Complesso di colonie fondate dai Greci nell’Italia meridionale e nella Sicilia orientale tra l’VIII e il VI sec. a. C. Le più importanti furono: Cuma, Reggio, Napoli, Siracusa, Agrigento, Sibari, Crotone, Metaponto e Taranto. 15) 13