coperto, all’inizio, soprattutto da boschi, foreste ed orti, men-
tre la coltura della vite, cominciata dapprima su piccole
estensioni, sembra sia progredita lentamente fino a raggiun-
gere la punta massima al tempo delle guerre puniche, quan-
do divenne una delle più importanti risorse agricole del
Paese.
Se vogliamo attenerci, invece, a notizie più attendibili
da un punto di vista storico-scientifico, dobbiamo aggiunge-
re che, nonostante le molte divergenze legate all’origine di
questa coltura, è ormai accertato che la pianta fu importata
in Europa, e quindi anche in Italia, dall’Asia occidentale ad
opera delle grandi migrazioni dell’umanità.
Nell’era quaternaria furono trovati reperti di quella che
oggi viene chiamata vite europea (Vitis vinifera L.) nelle Mar-
che e nel Lazio e perciò ora sappiamo che la vite esisteva in
Italia già prima della comparsa dell’uomo e quindi prima di
qualsiasi trasporto di essa da altri Paesi, però nella forma sil-
vestris, pianta dioica ancor oggi presente allo stato selvatico
in Italia e in altri Paesi europei 6) .
In Italia la vera vite coltivata (Vitis sativa) non appare
prima dell’età del ferro: la sua coltura, con conseguente vini-
ficazione, fu praticata in epoche diverse nelle varie parti del
nostro Paese: mentre in Sicilia essa sembra collocarsi nel
secondo millennio avanti Cristo (grazie all’antichissimo com-
mercio marittimo delle civiltà greche), nell’Italia centrale
(Lazio e dintorni) sia la coltivazione della vite che la produ-
Le varietà di viti attualmente coltivate appartengono alla Vitis vinifera
sativa, pianta ermafrodita dai frutti più zuccherini rispetto alla silvestris,
originaria del Medio Oriente e colà coltivata fin dagli albori della civiltà.
I primi popoli che praticarono l’agricoltura la trasportarono attivamen-
te in seguito alle varie migrazioni che accompagnarono, come poc’anzi
riferito, il propagarsi dei popoli e delle colture (cfr. Fontanari Martinat-
ti I., La vite e il vino nella farmacia di Plinio il Vecchio, Trento 2001, p. 20).
6)
10