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Il recupero e la valorizzazione delle antiche varietà di viti locali , oltre a riproporre una tipologia di vini diversificata , hanno anche permesso di ottenere prodotti “ unici ” nella loro specificità e di eliminare altresì il rischio dell ’ appiattimento dei gusti .
La lunga tradizione viticola ed enologica trentina , che ha avuto momenti splendidi proprio all ’ epoca del Concilio di Trento , durante la reggenza del cardinale Bernardo Clesio e quando la corte asburgica si riforniva con abbondanza del “ vin dei siori ” in Vallagarina , continua anche ai giorni nostri con l ’ immutata antica caratteristica dei vigneti a pergola del fondovalle , ben esposti al sole , coltivati su terreni asciutti , ghiaiosi e caldi .
Accanto ai vitigni tipicamente tradizionali , come il Teroldego , il Marzemino , la Nosiola e la Schiava , si sono andate diffondendo anche varietà europee di pregio , come il Cabernet , il Merlot , i Pinot , il Traminer , lo Chardonnay , il Sauvignon e il Riesling del Reno .
Attualmente i vini più importanti , siano bianchi , spumanti , rosati o rossi , sono circa una ventina con una percentuale molto elevata , rispetto alla media nazionale , di vini DOC ; grazie all ’ ottima qualità del prodotto locale , essi hanno conquistato ormai fortunatamente anche il mercato mondiale .
In conclusione possiamo affermare che oggi il vino trentino non è solo un regalo della natura – di una natura ahimè non sempre favorevole per vendemmie ottime e abbondanti – non è solo una tradizione molto antica o un prodotto tipico destinato agli intenditori , ma è prima di tutto sinonimo di qualità e di salubrità indiscusse .
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