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Quando le condizioni di appassimento sono corrette, il “marciume nobile” ha effetti straordinari sulla qualità del Vino Santo, tanto da portarlo ad emergere sugli altri vini passiti 65) . Quando è pronto, si presenta di colore giallo ambrato con profumo intenso e fragrante e sentori di passito, di albi- cocca e note agrumate; il gusto è dolce, armonioso e persi- stente. Il consumo abituale è quello a fine pasto, servito fresco con un dolce secco (v. zelten o torta di fregolotti); tuttavia, secondo il parere dei gourmets, offre il meglio di sé quando è gustato da solo. Al giorno d’oggi la Nosiola si presta a diverse vinifica- zioni e per questo può considerarsi, a tutti gli effetti, un’uva eclettica. Molto diffusa in varie zone del Trentino fin dal secolo XVI era la Vernaccia trentina, chiamata anche Vernazzola e/o Cinese, coltivata soprattutto nel fondovalle per produrre vini da esporto, in particolare nel periodo precedente la fil- lossera. Riguardo a questo vitigno, nell’Almanacco Agrario del 1898 troviamo scritto: «Fra le varietà di vitigno ad uva bian- ca la più diffusa è la Vernaccia bianca, specie nelle plaghe di pianura anche soggette ad acquitrini. Il vitigno è robusto e assai fertile e dà un vino gustoso di molto corpo... Questa va- rietà d’uva è veramente preziosa per terreni umidi di pianura dove nessun altro vitigno prospererebbe» 66) . Questa varietà, la stessa che in Veneto è chiamata Bian- chetta trevigiana, corrisponde alla “Bianca gentile di Fonzaso” Cfr. Groff L., Il Vino Santo Trentino, in “Storia regionale della vite e del vino in Italia - Trentino”, San Michele all’Adige (TN) 2012, p. 299. 65) 66) De Carli G., Viticoltura, in “Almanacco Trentino”, Trento 1898, p. 261. 43