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Si calcola che, all’epoca, nella città di Trento fossero in at- tività non meno di 20-30 osterie, alcune delle quali sono anco- ra vive nella memoria dei cittadini, come l’osteria “Al Cavallet- to” o quella “Della Corona”, l’osteria “Alle Due Spade”, quella “Del Moro” e quella “Alla Rosa”. Numerose altre avevano il no- me di un animale, come ad esempio l’Osteria dell’Aquila, quel- le del Pavone, della Cerva, del Pesce, del Bue, dell’Orso ecc. Tuttavia, se alcune potevano essere delle semplici mesci- te o locande, molte avevano invece tutti i requisiti di un ve- ro e proprio alloggio, come nel caso dell’osteria “Alla Rosa” già presente in “Contrada San Martino” nella prima metà del XV secolo. Secondo gli scarsi documenti che ci rimangono, questa osteria risulta essere stata una delle migliori della città, se non la più celebre 43) e per questo fu scelta, per il loro soggiorno, da numerosi ecclesiastici del Concilio, oltre a vari personaggi illustri, fra i quali anche lo scrittore francese Michel de Mon- taigne (1533-1592). Nel corso dei secoli essa modificò il suo nome e si chiamò, di volta in volta, “Alla Rosa Bianca” o “Alla Rosa d’Oro”, quando già la Contrada di San Martino si chiamava Contrada delle Osterie Tedesche. Un’altra tipica osteria antica, di cui si hanno notizie a partire dai primi decenni del ’500, è quella “Alle Due Spade” che all’epoca guardava su Piazza del Duomo ed era una delle poche, diversamente da quelle situate a nord della città (nel- la Via S. Martino e nella “Contrada Tedesca”, attuale Via del Suffragio) 44) , a conduzione italiana. In questa osteria, secondo una quotazione rilevata nel 1551, la pen- sione completa, durante il periodo conciliare, costava ben 12 corone ita- liane (cifra, a quel tempo, di tutto riguardo!). 43) 44) «Non si sa poi tralasciar Contrada Tedesca, così detta dal soggiorno, 29