sempre fatto con i forestieri che qui risiedevano per lunghi
periodi; ciò rappresentò sicuramente, in quell’occasione, una
promozione del prodotto locale e, di conseguenza, anche un
notevole rincaro dei prezzi 37) .
Poteva anche accadere che talora i Padri conciliari deside-
rassero vini forestieri: allora i Consoli, gelosi dei propri privilegi,
esigevano di volta in volta, da parte loro, una richiesta scritta.
Inoltre, in quel periodo, fu pubblicata pure una “grida”
nella quale il Principe proibiva ai cittadini e agli abitanti del
distretto di portar fuori dalla città, fino alle feste di Natale, vi-
no e mosto – che costituivano i principali prodotti locali – al
fine di conservarli per i partecipanti al Concilio 38) .
I celebri banchetti del Concilio
Il Concilio rappresentò davvero un periodo d’oro per il
Principato di Trento, non solo durante i diciotto anni della
sua storia, ma anche per molto tempo dopo: l’avvenimento
aveva suscitato, infatti, un forte richiamo, conferendo al tem-
po stesso alla città una grande rinomanza sia sotto il profilo
dell’ospitalità, sia da quello dell’importanza del fatto in sé.
Vi fu un momento in cui il prezzo del vino aumentò di 4 fiorini la bot-
te. E ciò accadde in seguito all’arrivo di quattro prelati francesi a causa
dei quali «dove che soleva valere da 11 in 12, hora ne vagliono 14 et 15.
Questo non credo già che provenghi che loro bevino o siino per bere più
degli altri, ma hanno... incomprate ciascun di loro molte botti di vino,
et questi Tridentini, pigliando argomento, che tutti li Francesi, che ve-
niranno, et li altri prelati, che sono qui, habbino da far il medesimo, si
son messi in alto col prezzo» (cfr. Massarelli A., Concilii Tridentini Dia-
riorum, Friburgo 1901, p. 233).
37)
Cfr. Giuliani C., Trento, p. 149. Questa proibizione fu in seguito mo-
dificata: il vino si sarebbe potuto vendere ai tedeschi solo in cambio di
grano che doveva però restare in città.
38)
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