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con l ’ introduzione di varietà anche non autoctone , più rustiche ed esportabili in altri ambienti . Così , ad esempio , verso la metà dell ’ 800 , fu avviata in Oltrepò la coltura di “ nuove ” varietà , quali il “ Barbera ” e la “ Freisa ”, sia per dare maggiore compattezza e odore al vino sia per renderlo più adatto all ’ invecchiamento . Queste zone costituiscono anche al giorno d ’ oggi la grande riserva vinicola della Lombardia : pare , infatti , che tre quarti del vino che giunge sulle mense milanesi provengano proprio da qui .
Per il recupero di cui sopra s ’ è detto , dopo appropriate indagini effettuate sui territori , sono stati individuati ceppi rappresentativi delle diverse varietà tradizionali , dai quali si è prelevato materiale di propagazione virus-esente che ha permesso di studiare le uve e i vini ottenuti .
Il recupero delle antiche varietà di vite riveste oggi grande importanza , sia dal punto di vista storico che da quello scientifico , non solo per le possibili fonti di geni particolari , ma anche per la diversificazione della tipologia dei vini , evitando così il rischio dell ’ appiattimento del prodotto 3 ) .
Per concludere , è bene ribadire che l ’ attuale interesse dei vitivinicoltori per le varietà del passato è volto soprattutto alla salvaguardia di alcune caratteristiche – prima fra tutte la tolleranza alle avversità – presenti solo nei vitigni che stanno scomparendo , ed anche ad un loro riutilizzo come complementari per meglio qualificare i vini che sono sempre più spesso ottenuti da poche varietà internazionali 4 ) .
3 )
Cfr . Valenti L ., Antiche varietà e mercato mondiale , in Scienza A . - Valenti A ., “ Vitigni antichi della Lombardia ”, Pavia 1999 , p . 42 .
4 )
Cfr . Valenti L ., Antiche , ib .
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