denso e colorato rispetto a quello della seconda; quest’ultima
ha le foglie con la pagina inferiore più pelose e il grappolo
con acini piccoli molto pruinosi.
Il vino che se ne ricava è corposo, elegante, talvolta tan-
nico con profumo piacevole.
Per quel che riguarda il Barbesino le prime notizie sto-
riche ci arrivano dalla Val Trebbia dov’era considerato eccel-
lente e dove veniva considerato un vitigno di medio vigore e
perciò adatto ad essere coltivato a filare.
Vanta alcuni sinonimi come “Barbesina”, “Vernesina”,
“Barbsin bianco”, “Ortrugo di Rovescala” e con nomi simili
era citato come vitigno molto diffuso sia in Lombardia che
nel Veneto. In Piemonte Barbesino è l’antico nome di “Gri-
gnolino” e con questo appellativo era conosciuto anche nel-
l’Oltrepò Pavese.
Il Barbesino era diffuso nel passato quasi esclusivamen-
te nel circondario di Bobbio.
Il grappolo è di media grandezza, cilindro-conico e
fitto; gli acini sono rotondi, regolari, con la buccia di color
verde giallastro un po’ punteggiata e polpa succosa dal sapo-
re semplice.
Il vino ha un bel colore giallo paglierino e profumo leg-
gero, è abbastanza alcolico ed ha sapore perlopiù asciutto; nel
complesso è un buon tipo di vino bianco.
La Schiava bianca appartiene ad un gruppo di vitigni
comunemente denominati “Schiave”, che hanno caratteristi-
che anche eterogenee e frutto generalmente colorato. Tutta-
via, se ne possono trovare anche a frutto bianco.
Il vitigno viene citato spesso nel Medioevo nell’Italia
settentrionale, soprattutto in Lombardia.
51