chiamiamo pignola dalla forma del grappolo i cui acini neri,
simili a piccoli pinoli neri, sono così strettamente serrati
l’uno all’altro che non possono staccarsi se non con le
dita…» e aggiunge che il vino che ne deriva è simile ad essa
nel sapore ad è inoltre piccante perché sprizza di bollicine nel
bicchiere 54) , mentre Pier De’ Crescenzi, pur sostenendo che
l’uva è tra le meno stimate a causa di molti difetti, aggiunge
tuttavia che il vitigno è molto apprezzato nel Milanese, dove
si usa appoggiarlo agli alberelli 55) .
Il grappolo è piccolo, cilindrico o piramidale, legger-
mente arcuato, compatto nella zona mediana dove gli acini
sono molto schiacciati fra loro; l’acino è medio-piccolo, sfe-
roidale o un po’ appiattito, con la buccia pruinosa, sottile, di
un colore rosso scuro che si fa blu-nero nella parte esposta al
sole; il gusto è molto marcato.
Il vino, di colore rubino vivo, è sapido, gradevole ed ha
un intenso sapore di nocciola.
Un vitigno molto importante qualche secolo fa nella
provincia di Pavia era la Moradella, dov’era coltivata in ben
96 comuni.
È conosciuta anche con i sinonimi di “Bonarda”, “Mora-
tella”, “Nebbiolone”, “Schiocchera”, “Uva Topia”.
Il nome richiama il frutto del gelso, la mora, molto ricca
di colore.
Esistono una Moradella “grossa” e una M. “piccola”, già
descritte nell’opera dell’Acerbi nel 1825. La prima ha grappo-
lo grosso e fitto con acini grossi e carnosi e dà un vino meno
54)
Cfr. Bacci A., Storia, libro VI, p. 53.
Cfr. De’ Crescenzi P., Trattato di agricoltura (Traslatato nella favella fio-
rentina, rivisto dallo ’Nferigno Accademico della Crusca), Bologna 1784,
libro IV, p. 190.
55)
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