VCi - proposta vini PROPOSTA_vol3MILANO2 | Page 44

I vitigni lombardi Attualmente i vitigni della Lombardia si possono raggrup- pare in “originari” (chiamati erroneamente autoctoni), dei quali alcuni ancora coltivati (vedi i “Groppelli”, la “Schiava, la “Croatina”) ed altri denominati vitigni “reliquia”, presenti in numero molto esiguo in vecchi vigneti spesso semiabbando- nati, quali la “Moradella”, la “Pignola Croà”, la “Rossera” ecc. Notevole importanza hanno anche assunto i vitigni di origine straniera, giunti in Lombardia verso la fine dell’Otto- cento, quali i Pinots (nero e grigio) e i Cabernets; di recente introduzione sono invece il Müller Thurgau, l’Incrocio Man- zoni e lo Chardonnay 50) . Un cenno particolare meritano, inoltre, i vigneti della Valtellina, situati su esili terrazze ricavate sui pendii rocciosi, autentiche gemme della viticoltura montana, che producono uve “antiche”, quali la Chiavennasca, la Pignola, la Rossola e la Brugnola. E poi le viti delle zone dei laghi (Garda ed Iseo) che danno il celebre Groppello, la Berzamina e il Tocai di San Martino della Battaglia, tanto per citarne alcuni. Vitigno caratteristico dell’Oltrepò è il Bonarda, di probabi- li origini piemontesi, che si può egregiamente abbinare al Bar- bera, un altro vitigno qui sempre molto diffuso; fra i bianchi, interessantissimi sono il Cortese, il Riesling italico e il Moscato. Fra i vitigni coltivati in epoca tardo medioevale in Lom- bardia ed ora “ritrovati” in seguito al lavoro di recupero di cui già s’è detto, meritano di essere descritti, oltre che per l’im- portanza storica, anche per la peculiarità delle caratteristiche: la Berzamina, la Verdea, il Negrello, il Groppello gentile, la Crova, la Rossola, la Pignola, la Moradella, il Barbesino e la Schiava bianca. 50) Cfr. Scienza A. - Valenti A., Vitigni, p. 34. 43