I vitigni lombardi
Attualmente i vitigni della Lombardia si possono raggrup-
pare in “originari” (chiamati erroneamente autoctoni), dei
quali alcuni ancora coltivati (vedi i “Groppelli”, la “Schiava, la
“Croatina”) ed altri denominati vitigni “reliquia”, presenti in
numero molto esiguo in vecchi vigneti spesso semiabbando-
nati, quali la “Moradella”, la “Pignola Croà”, la “Rossera” ecc.
Notevole importanza hanno anche assunto i vitigni di
origine straniera, giunti in Lombardia verso la fine dell’Otto-
cento, quali i Pinots (nero e grigio) e i Cabernets; di recente
introduzione sono invece il Müller Thurgau, l’Incrocio Man-
zoni e lo Chardonnay 50) .
Un cenno particolare meritano, inoltre, i vigneti della
Valtellina, situati su esili terrazze ricavate sui pendii rocciosi,
autentiche gemme della viticoltura montana, che producono
uve “antiche”, quali la Chiavennasca, la Pignola, la Rossola e
la Brugnola. E poi le viti delle zone dei laghi (Garda ed Iseo)
che danno il celebre Groppello, la Berzamina e il Tocai di San
Martino della Battaglia, tanto per citarne alcuni.
Vitigno caratteristico dell’Oltrepò è il Bonarda, di probabi-
li origini piemontesi, che si può egregiamente abbinare al Bar-
bera, un altro vitigno qui sempre molto diffuso; fra i bianchi,
interessantissimi sono il Cortese, il Riesling italico e il Moscato.
Fra i vitigni coltivati in epoca tardo medioevale in Lom-
bardia ed ora “ritrovati” in seguito al lavoro di recupero di cui
già s’è detto, meritano di essere descritti, oltre che per l’im-
portanza storica, anche per la peculiarità delle caratteristiche:
la Berzamina, la Verdea, il Negrello, il Groppello gentile, la
Crova, la Rossola, la Pignola, la Moradella, il Barbesino e la
Schiava bianca.
50)
Cfr. Scienza A. - Valenti A., Vitigni, p. 34.
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