VCi - proposta vini PROPOSTA_vol3MILANO2 | Page 34

La Valtellina La presenza della vite in Valtellina è testimoniata da parecchi autori del passato poiché questa pianta era coltiva- ta, sin da tempi antichissimi, sulle pendici delle Alpi Retiche che delimitano a nord la valle. Il poeta latino Virgilio, nell’elenco dei vitigni famosi col- tivati nelle campagne italiche duemila anni fa, include fra gli altri il vino retico (Georgica, II, 95: «E che versi mai dire, Reti- ca mia, di te?»). Anche altri famosi autori come Catullo, Mar- ziale, Svetonio e Strabone tesserono gli elogi di questo celebre ottimo vino. Plinio il Vecchio, accennando all’uva retica 37) affermava che, in epoca imperiale, essa veniva consumata all’inizio del pranzo 38) . Durante il Medioevo la vite era diffusa lungo tutta la valle, su entrambe le sponde dell’Adda, a quote spesso inu- suali: la si poteva trovare fin quasi nel Bormiese e, scenden- do verso il Lago di Como (chiamato un tempo Lario), fino al confine. C’erano vigneti anche nei posti più aridi, coperti di pie- tre o molto scoscesi, perché vi si portava del terriccio suffi- ciente a far sì che le piante potessero mettere radici. E il rac- colto era buono ed il vino generoso e gradevole al palato. Fino al 1500 mancano indicazioni precise sulle varietà coltivate e solo a partire dalla fine del XVI secolo, anche in La vite retica (Vitis Raetica) derivava il proprio nome dal toponimo Raetia, una regione che in epoca romana si estendeva dal Danubio al Cantone dei Grigioni, comprendendo il Tirolo e la Lombardia setten- trionale; è ricordata anche da Columella (III, 2, 27) e il suo vino viene raccomandato da Celso (Della medicina, IV, 12, 8) per le malattie dello stomaco. 37) Il citato autore, alludendo all’imperatore Tiberio, così annota: «Prima di lui, all’inizio del pranzo, si servivano le uve retiche, provenienti dalla campagna veronese» (Storia Naturale, XIX, 16). 38) 33