campi, pascoli, vigneti e producono in grande abbondanza
ogni cosa e anche ottimi vini 31) ».
Effettivamente, qui, si producevano un tempo vini noti
col nome generico di “Vini della Riviera”: erano vini coloriti,
brillanti, morbidi, piacevolissimi, profumati. Fra i rossi v’era-
no il “Groppello”, vitigno longevo e di prodotto abbondan-
te, e il “Berzamino”, vitigno di ottima qualità, ma delicato e
poco resistente alle malattie 32) . E poi la “Corva”, varietà meno
diffusa delle precedenti, che dava buon vino, alcolico, colori-
to, ricco di tannino e serviva a correggere vini deboli e poco
colorati 33) . La vinificazione di queste uve, se si levava il mosto
dopo un giorno o due, dava il rinomato “Chiaretto”. Fra i
bianchi il più famoso ed apprezzato era il “Lugana”, prodot-
to fra Peschiera e Desenzano.
Possiamo quindi affermare che il ’500 fu l’epoca magica
della viticoltura bresciana, favorita dal rilancio dell’agricoltu-
ra in genere e dalla decadenza dell’attività manifatturiera e
mercantile nonché dalle continue guerre che costringevano
molti proprietari a lasciare le città per rifugiarsi in campagna.
In questo stesso secolo anche la viticoltura bergamasca
presentava i suoi tipici vitigni: in alcuni atti notarili dell’epo-
ca compaiono le Marzemine, le Rossere, le Pignole, le Volto-
line (o Valtelline), le Trebbiane, le Albamatte, le Groppelle
bianche, le Burarelle ecc.
Il Bacci, riguardo alla viticoltura dell’agro di Bergamo,
faceva notare che, anche se molte zone erano situate in mon-
tagna di fronte ai monti Retici, sulle alture più esposte a mez-
zogiorno si coltivavano molti vigneti fruttiferi; e aggiungeva:
31)
Bacci A., Storia, libro VI, p. 63.
Di questo vitigno, conosciuto anche con il nome di “Berzamina”,
daremo altre notizie più avanti (cfr: pag. 44).
32)
33)
Cfr. AA. VV., I vini bresciani, p. 21.
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