Intorno al X secolo Brescia ricavava quasi la metà del
suo vino dai vigneti della Franciacorta 28) . La zona più vitata
della città era allora quella situata ad ovest con i vitigni di
Schiava nera e le viti di tipo cremonese.
Si coltivava la Schiava anche in altre località del Bre-
sciano e sulle colline prospicienti il Lago di Garda, in parti-
colare sui terreni magri, appoggiando le viti su sostegni
morti. Per ottenere il vino chiaro (Chiaretto) si faceva un
uvaggio nel quale prevaleva il Groppello bianco di prove-
nienza veronese.
Del secolo XII rimangono attestazioni certe, ricavate da
documenti contrattuali, che in queste zone venivano coltiva-
ti, oltre ai Groppelli e alle Schiave, anche le Vernacce, la
Luglienga, il Nostrano e, più tardi, il Moscatello e la Malva-
sia. Da altre fonti apprendiamo che, perlomeno dal secolo
XIII in poi, la coltura della vite fu la principale occupazione
degli abitanti di alcune zone del Bresciano dalla quale essi
ricavavano ottimo vino.
Alla fine del ’400 la viticoltura bresciana era perlopiù
diffusa nelle zone della Franciacorta, in quelle di Gussago
e Cellatica (con la celebre Vernaccia), poi intorno a Brescia
e ai Ronchi, quindi sulle colline pedemontane (v. Gavardo)
e, infine, sul Garda, per poi scendere in Valtenesi e nella
Lugana.
Ma il quadro più completo della produzione vinaria di
queste zone ce lo fornisce Andrea Bacci il quale, parlando dei
vini bresciani, ne tesse entusiastiche lodi fino a dichiarare
che «… le campagne di Brescia superano nella produttività di
tutti i frutti ed in particolare dei vini tutta la restante parte
della regione Transpadana……vini comuni che sono innu-
Territorio della provincia di Brescia, a sud del Lago d’Iseo, famosa per
i suoi vigneti. Centro principale: Rovato.
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