VCi - proposta vini PROPOSTA_vol3MILANO2 | Page 27

colorata, il secondo descrive l’Ughetta di Canneto, la varietà che, insieme alla Pignola e alla Moradella, era allora la più diffusa. Nella seconda metà del XIX secolo, prima dell’invasio- ne della fillossera, sempre nell’Oltrepò si potevano distin- guere tre zone colturali con modelli viticoli ben distinti. Il primo era rappresentato dalla zona medio-bassa delle col- line, con i circondari di Stradella, Montù, Broni ecc., dove venivano coltivate soprattutto la Croattina, la Mora- della e l’Ughetta. Nella parte medio-alta della collina, ossia nella zona di Montalto, si potevano rinvenire molte varietà, però non tutte autoctone perché di provenienza soprattutto piemontese (v. Dolcetto). Nelle zone di bassa col- lina e di pianura del circondario di Voghera il panorama varietale si presentava molto ricco con 36 varietà nere e 23 bianche, fra le quali predominavano l’Ughetta e il Croà (o Vermiglio). Nel circondario di Bobbio, fra le varietà nere venivano coltivate la Rossà, il Dolcetto, il Croà e, fra le bianche, il Moscato, il Trebbiano e l’Ortrugo. Nel 1871 il rapporto della Commissione ampelografica della provincia di Pavia citava anche tre vitigni denominati “Pignola”: la Moradella pignolo, cioè “piccola”, la Croattina pignola (o Bonarda di Rovescala) e l’Uva pignolo o Pignolo di S. Colombano. Altri vitigni diffusi all’epoca nelle zone dell’Oltrepò erano la Barbera, il Moretto e il Grignolino (o Barbesino). Bergamo e Brescia La viticoltura del Bergamasco e del Bresciano, nei secoli IX e X, offriva i vini migliori della Lombardia perché si otte- nevano da vigneti posti su terreni collinari sistemati a grado- ni (terrazzi), perciò in ambiente climatico molto diverso da quello di pianura. 26