un grande lavoro di reperimento, raccolta e descrizione
dei vitigni tradizionali. Furono così isolati ceppi di “Dinda-
rella” o “Pelara”, “Forsellina”, “Rossetta di Montagna”,
“Quaiara”, “Oseleta”, “Simesara”, “Denela”, “Bigolona” ecc.
Queste specie costituiscono oggi un importante serba-
toio genetico che permette di isolare i caratteri positivi pre-
senti in numero insufficiente nei vitigni fondamentali.
Nel 1997 un altro progetto, realizzato dalla Regione
Veneto assieme all’Istituto Sperimentale di Conegliano, ebbe
a dare un ulteriore sviluppo alla salvaguardia e alla valorizza-
zione di vecchie varietà di interesse regionale.
Anche in questo caso, la ricerca dei vecchi vitigni locali
ha portato al ritrovamento di un grande numero di varietà,
sia a bacca bianca che a bacca nera, che potranno in futuro
costituire la fonte di ulteriori ricerche e valutazioni.
Alcuni vitigni, in particolare, stanno attualmente susci-
tando grande interesse fra gli operatori del settore: nelle
degustazioni organizzate da Veneto Agricoltura si sono potu-
ti assaggiare sia vini monovarietali sia vini ottenuti dalla
mescolanza con uve di altre varietà già coltivate e perciò assai
piacevoli per colore, acidità e struttura 1) .
Ma è soprattutto merito delle maggiori conoscenze
scientifiche se, al giorno d’oggi, s’è fatta più pressante la
richiesta di vecchi vitigni, in particolare di quelli dotati di
buone caratteristiche organolettiche, di buona rusticità e con
i nomi più gradevoli.
«Se oggi possiamo ancora disporre di tante varietà da
vino e da tavola, quindi di un patrimonio genetico invidia-
bile a livello mondiale, lo dobbiamo all’azione preziosissima
1)
Cfr. Cancellier S., Il progetto di recupero e di valorizzazione del germoplasma
viticolo veneto, in AA. VV., “Recupero, conservazione e valorizzazione del
germoplasma viticolo veneto”, Veneto Agricoltura, Padova 2004, p. 26.
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