praticato, di invecchiamento: le uve, dopo la raccolta, veni-
vano messe ad appassire nei fruttai, ossia in spazi aerati rica-
vati nei sottotetti delle cantine.
Ma è soprattutto nel secolo XVI che si ha un aumento
considerevole della produzione di Corvina, quando i Turchi
bloccarono le importazioni di vino dall’Oriente verso la Sere-
nissima. I Veneziani incentivarono allora la coltura di nuovi
vigneti intorno a Verona, soprattutto nelle zone della Valpo-
licella e del Bardolino.
Ed è proprio nel territorio chiamato Valpolicella (dal
greco pol ys e dal latino cella, ossia “dalle molte cantine”) che
si producono, con una larga percentuale d’uva Corvina leg-
germente appassita in fruttaio, molti tipi di vini di alta qua-
lità, dolci e molto alcolici, come il Recioto della Valpolicella
e il Recioto amarone della Valpolicella, il Bardolino ecc.
Il grappolo è di media grossezza, abbastanza lungo, di
forma cilindrico-piramidale, piuttosto compatto. Gli acini
hanno forma ellissoidale con la buccia di colore blu-violetto,
molto pruinosa. La polpa è sciolta, di sapore semplice.
Il vino, che si ottiene con una macerazione normale
delle parti solide, è di un colore rosso rubino brillante ed ha
un sapore liscio, piacevole e giustamente corposo.
Un vitigno a uva nera, coltivato un po’ in tutte le vallate
veronesi da vini pregiati è la Rondinella, utilizzato come
complementare per la produzione dei vini delle zone: Bardo-
lino, Valpolicella, Valpantena, Val d’Illasi e Val Tramigna.
Questo vitigno, di cui esistono pochissime notizie stori-
che, produce in modo abbondante e duraturo ed è resistente
alle malattie crittogamiche e al marciume. Si adatta perlopiù
in tutti i terreni, sopporta la siccità ed ha buona affinità d’in-
nesto. Ha foglie piccole e intagliate ed acini un po’ radi, pic-
coli, neri, dolciastri e a buccia dura.
Un altro vitigno storico veronese è la Molinara, diffuso
più o meno in tutte le vallate della provincia, nella zona del
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