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Osterie e taverne
Nel commercio del tardo Medioevo il vino aveva un ruolo molto importante , in particolare nei centri urbani che costituivano i poli di maggior consumo . Ogni città adottava , sia per il vino che per tutti i principali generi alimentari , una politica di completo assorbimento della produzione del proprio distretto al fine di tutelare al massimo il consumo cittadino .
Nella società veronese di quell ’ epoca , i cittadini che non possedevano scorte di vino a sufficienza erano costretti a ricorrere al mercato . Dalle fonti daziarie apprendiamo che il vino poteva essere acquistato all ’ ingrosso , o al minuto ( ma si diceva anche “ alla spina ”) nelle osterie (“ taberne ”).
Secondo gli Statuti di Alberto I della Scala i rivenditori di vino al minuto (“ tabernarii ”) dovevano far bollare dal Comune di Verona le misure in vetro , legno o stagno prima di esercitare la vendita . Inoltre , era vietato vendere il vino dopo il terzo suono della campana ed era anche severamente proibito aggiungere acqua o sofisticare la bevanda in qualsiasi modo . Nella stessa osteria non si potevano tenere due tipi di vino bianco e due di vino rosso . E ancora : prima di essere venduto al minuto , il vino doveva essere sigillato e il dazio doveva essere pagato entro tre giorni .
Nei primi decenni del secolo XIV fu costituita a Verona l ’ Arte degli “ hosterii ” ( l ’ associazione dei gestori degli “ hospitia ”, cioè degli alberghi con vitto e alloggio ) e il suo Statuto appare nel Codice delle Arti , mentre l ’ Arte dei “ tabernarii ” venne fondata molto più tardi , verso la fine dello stesso secolo .
Le “ taberne ” costituivano , soprattutto nelle zone rurali , dei veri e propri luoghi di socializzazione dove vino e gioco erano un binomio indissolubile .
Norme disciplinari diocesane e visite pastorali , invece , proibivano costantemente che i preti frequentassero le oste-
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