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Anche il geografo greco Strabone sosteneva che il vino retico era fra i migliori d’Italia e lo collocava ai piedi dei Monti della Retia 6) ; mentre Marziale asseriva che i vini retici provenivano dalla terra del dotto poeta Catullo 7) . Il fatto che nell’antichità venissero chiamati Rezi i popoli che si affacciavano ai confini d’Italia, nella zona compresa tra Como e Verona, ha sempre suscitato le rivalità dei produtto- ri di vini prealpini; così alcuni affermano che il vino retico, prediletto da Augusto, sia un antenato dei vini attuali della Valtellina, altri dei vini trentini, altri ancora dei vini veronesi e, più precisamente, dell’attuale “Valpolicella”. Quest’ultima affermazione ha trovato validi sostenitori, primo fra tutti il medico e naturalista di origine marchigiana Andrea Bacci (1524-1600), il quale dedica un paragrafo del suo trattato De naturali vinorum historia ai vini della Retia, ribadendone le lodi già fatte da Plinio 8) . Tuttavia, l’autore più attendibile rimane sempre Plinio il Vecchio il quale, al paragrafo 16 (libro XIV) della sua Natu- ralis Historia, dedicato alle pregiate uve italiche, alludendo all’imperatore Tiberio, afferma: «Prima di lui, all’inizio del pranzo, si servivano le uve retiche, provenienti dalla campa- gna veronese»; riguardo ai vini, al paragrafo 67 dello stesso «I Reti si estendono fino in Italia, nelle zone sovrastanti Verona e Como. Peraltro proprio nelle zone pedemontane da loro occupate viene prodotto il vino retico, che si ritiene per nulla inferiore ai più noti vini d’Italia» (Strabone, Geografia Iberia e Gallia, libri III e IV, trad. di F. Trotta, Milano 1996, p. 357). 6) Gaio Catullo (87-55 a. C.), poeta lirico latino, nato a Verona e vissuto quasi sempre a Roma; dimorò per qualche tempo anche a Sirmione sul Garda, che celebrò nei suoi versi. Poeta erotico, cantò soprattutto la sua passione per Lesbia. I suoi Carmina comprendono elegie, carmi, poe- metti ed epitalami (in tutto 116 componimenti). 7) 8) Cfr. Bacci A., Storia, libro VI, p. 65. 10