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Storia della vitivinicoltura nel Veronese Dalle origini ai Romani Nella provincia di Verona numerose sono le testimo- nianze della coltura della vite nell’antichità. Proprio in que- ste zone il frutto di questa pianta era sicuramente utilizzato dall’uomo della preistoria perché semi di vite, del tipo Vitis vinifera silvestris, furono trovati, nel corso del XX secolo, nelle palafitte di Peschiera e nelle vicinanze di Bor presso Pacengo 5) , sicuramente dell’Età del Bronzo. Solo più tardi, nell’Età del Ferro, appaiono anche i semi della V. vinifera sativa e ciò conferma l’utilizzazione dell’uva in territorio veronese fino dai tempi più remoti. Tuttavia il numero di vinaccioli rinvenuti nei siti palafitticoli preceden- ti l’Età del Ferro è troppo esiguo per poter parlare anche di utilizzo del succo d’uva e quindi di vinificazione. Per avere testimonianze più sicure circa la produzione vinicola verone- se, è necessario arrivare al periodo compreso tra il VII e il V secolo a. C., quello in cui fiorì la civiltà etrusco-retica, nel quale appare sicuramente documentata l’importanza che ebbero gli Etruschi nella diffusione della viticoltura e dell’e- nologia nella valle del Po e nelle valli alpine della Rezia. Ma sono soprattutto gli scrittori georgici latini, primo fra tutti Virgilio, i primi celebratori delle viti di questa pro- vincia: «E che versi mai dire, Retica mia, di te? Ma non gareg- giar col Falerno» (Georgica, II, 95-96). È chiamato Bor il piccolo porto di Pacengo, un paesino situato a metà strada fra Peschiera e Lazise, nel quale furono eseguiti gli scavi che per- misero il ritrovamento dei reperti paleo-etnologici più importanti. 5) 9