Molti antichi ampelografi hanno sempre ritenuto que-
sto vitigno originario della Toscana, mentre altri ne attribui-
scono l’origine alle zone del Chianti, dove la sua coltura era
un tempo molto diffusa.
Dalla Toscana il Sangioveto sembra essere poi passato in
Romagna, quindi in Abruzzo. Attualmente è coltivato anche
nelle Marche, nel Molise, in Puglia e nel Lazio. «Dei vini pro-
dotti in provincia di Firenze e di Siena, e che si smerciano col
nome di Vini di Chianti, esso costituisce certamente la parte
principale» 62) .
Nel XVIII secolo il medico e botanico fiorentino Cosi-
mo Villifranchi ne dava questa descrizione: «Uva rossa qua-
si nera, tonda, di mediocre grossezza, e di buccia dura. Suo-
le esser abbondante, e non fallisce nessun anno, e matura
bene anche a Ponente, e nelle Pianure. Fa il Vino molto co-
lorito, e spiritoso, ma senza odore… Comunque si mescola
con altre Uve, e mirabilmente rende corpo e forza ai vini de-
boli delle Pianure» 63) .
62)
Molon G., Ampelografia. Descrizione delle migliori varietà di viti per uve da
vino, uve da tavola, portainnesti e produttori diretti, Milano 1906, p. 1061.
Villifranchi C., Oenologia toscana o sia Memoria sopra i vini ed in specie
Toscani, Vol. I, Firenze 1773, p. 95.
63)
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