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dell’Umbria… dove concorre alla produzione del tipico vi- no» 55) . Il grappolo è medio, un po’ spargolo con acini picco- li, rotondi, con buccia tenera e polpa abbondante, discreta- mente zuccherina e priva di aroma. L’uva matura fra la metà di settembre e la metà di otto- bre, a seconda del terreno e dell’esposizione, e dà luogo ad un mosto molto zuccherino e ad un vino color giallo-verdastro; mescolato al Trebbiano, dà un eccellente vino da pesce dal gusto morbido e delicato. Contribuisce anche a far aumenta- re la conservabilità del vino. In Toscana si coltiva largamente da secoli una varietà di Malvasia bianca detta appunto Toscana, o del Chianti. Trat- tasi di una Malvasia probabilmente originaria della zona del Chianti, diffusasi poi in tutte le province toscane, dove viene usata sia per farne vini bianchi e secchi (in unione soprattut- to col Trebbiano), sia per mescolarsi con uve colorate per mi- gliorare e ingentilire i rossi da pasto. Nel XVIII secolo l’agricoltore pistoiese Cosimo Trinci la descrive col nome di “Uva Malvasia” o “Grechetto”, dicendo che il suo vino ha un colore bellissimo, profumato e spirito- so, che si mescola ottimamente con altre uve 56) . Il vitigno è molto robusto e fertile, forse un po’ delicato nei confronti dell’oidio, ma poco soggetto, invece, alle ti- gnole. Preferisce esposizioni soleggiate, benché resista bene ai freddi tardivi. Ama i terreni freschi, fertili e piuttosto calcarei, ma cresce bene anche su terreni magri e sassosi; nei galestri 57) toscani la riuscita è ottima. Breviglieri N. - Casini E., “Canaiolo bianco”, in “Principali vitigni da vino coltivati in Italia”, Treviso 1962, p. 11. 55) 56) Trinci C., L’agricoltore sperimentato, Lucca 1738. Galestro (da gala “sasso”): terreno argilloso non omogeneo, definito con nomi diversi a seconda della prevalenza di calcare, arenaria o silice. 57) 47