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ricordare: il “T. romagnolo”, il “T. veronese”, il “T. giallo”; ma vi sono anche trebbiani “perugini”, “spoletini” ecc. Il T. toscano ha sinonimi diversi sia nelle varie zone del- la stessa Toscana, sia nel resto d’Italia, come anche in Francia. Il più noto è quello di Procanico (a Siena, all’Elba, a Grosseto). E ancora: “Brucanico” (Montepulciano), “Bubiano” (Lucca), “Trebbiano forte di Perugia”, “Biancame” (Cortona), “Treb- bianone” (Velletri) “Ugni blanc” (Francia) ecc. La grande diffusione che questo vitigno è andato con- quistando, sia in Italia che in Francia, rende alquanto diffici- le stabilire quale sia la sua provenienza. Probabilmente origi- nario del bacino orientale del Mediterraneo, forse di origine etrusca, viene citato da Plinio il Vecchio, ma sembra impro- babile che il “nostro” Trebbiano corrisponda a quello pro- dotto da un popolo che abitava la Campania 47) . Il Bacci ricorda diversi vini “Trebulani” che si produce- vano in molte zone della Toscana; parlando di quelli che pro- venivano da tutto il Valdarno Superiore, afferma che «godono di meritata fama non solo in Italia… perché vengono esporta- ti anche a Lione e adornano in Francia le mense regali»; loda in particolare il “Trebulano di San Giovanni” che «si conser- va perfetto per tutta l’estate ed è tenuto in grande considera- zione sulle mense dei ricchi e dei principi… Risplendente di un colore dorato e profumato… di una dolcezza soave ma non eccessiva… d’un succo che è una carezza per le labbra… è un vino allegro» 48) . Il letterato e ampelografo mantovano Giuseppe Acerbi (1773-1846) afferma che quest’uva bianca «color d’ambra… fa il vino chiamato Tribbiano di color bianco-giallo e dolce, «… in suo agro Trebulanis» (Plinio, Storia Naturale, XIV, 68): il vino Trebulano dell’agro omonimo, era prodotto a “Trebula” in Campania. 47) 48) Bacci A., Storia, p. 42. 44