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Lorenzo de’ Medici: «Quanto è bella giovinezza / che si fugge tuttavia! / Chi vuol esser lieto, sia, / di doman non c’è cer- tezza». Il canto carnevalesco, che accompagna la celebre ma- scherata, illustra scene ed episodi della vita di Bacco: vi sono rappresentati Bacco ed Arianna «belli e l’un dell’altro ardenti»; i satiri riscaldati dal vino che tendono agguati alle ninfe e il vecchio Sileno che «così vecchio è ebro e lieto, / già di carne e d’anni pieno» 39) . Qualche volta le autorità cercavano d’intervenire, perlo- meno pubblicamente, a moderare gli eccessi delle libagioni. Già nel 1300, a Firenze, in alcuni giorni festivi e nei venerdì di Quaresima, era stata proibita la vendita del vino per tutto il giorno. Inoltre, nella festa di San Martino, patrono dei vinai, si poteva vendere il vino solo dopo aver fatto l’offerta al Santo 40) . Numerosissime erano a Firenze le osterie in cui si mesceva il vino e dove si potevano gustare trebbiano, “malvagíe” e otti- mi vermigli; una delle più antiche era quella delle “Bertucce”, frequentata assiduamente dallo stesso Lorenzo il Magnifico. Oltre a quelle del “Chiossolo del Buco” e del “Fico”, pu- re molto amate da Lorenzo, molto famose all’epoc a erano an- che le osterie “del Porco”, “della Malvagía”, “dei Pentolini”, “degli Allori”, nonché quelle denominate “la Gatta”, “la Co- roncina”, “il Palagetto”, “la Sandrina” ecc. Dopo l’uccisione di Alessandro de’ Medici, fratello di Lo- renzo, il governo del Ducato fiorentino passava a Cosimo, fi- glio di Giovanni dalle Bande Nere. Cosimo I, nonostante la giovane età, cercò di portare nello Stato sicurezza e protezione e di potenziare anche l’a- Medici (de’) L., Canzone carnascialesche, in “Opere”, a cura di T. Zanato, Torino 1992, pp. 391-393. 39) Cfr. Marescalchi A. - Dalmasso G., Storia della vite e del vino in Italia, vol. III, Milano 1979, p. 121. 40) 36