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Fin dalla metà del secolo XV , i signori di Firenze usavano pure inviare in dono ai personaggi più influenti , che erano presso la corte papale , grandi quantità di vernaccia e trebbiano e , nel 1552 , anche il capocuoco della corte degli Estensi , Cristoforo da Messisburgo , non mancava di ricordare che la cantina del duca era sempre rifornita dei migliori vini toscani , come il greco toscano ed il trebbiano amabile 29 ) .
« Certo si è che nel 500 alcuni vini toscani avevan già varcato l ’ Italia , come ricorda lo stesso Bacci , e taluni di essi eran tenuti in gran conto dai grandi nomi dell ’ aristocrazia , che non disdegnavano d ’ occuparsene personalmente » 30 ) .
Verso la fine dello stesso secolo , parlando dell ’ agro di Firenze , il medico di Sisto V così si esprimeva : «… quantunque relativamente al territorio proprio della città si trovi tra i freddi Appennini e sia esposto per lungo tempo ai venti che spirano dal nord , con un terreno tufaceo ed asciutto sia in pianura che sulle colline … in virtù dell ’ operosità della sua gente è tale che questa amenissima valle dell ’ Arno … non è seconda a nessun ’ altra d ’ Italia » 31 ) ; e , continuando nella descrizione , esalta anche le splendide colline con le numerosissime ville ed i vigneti perfettamente coltivati , ai quali i principi di Casa Medici , in particolare il Granduca Ferdinando I , dedicavano la massima cura .
Poi aggiunge che in quei luoghi si producevano , in abbondanza , sia ogni tipo di frutta e di uve , sia ogni genere di vino e che persino nei frutteti e tra le mura stesse della città
29 )
Cfr . Paronetto L ., Il magnifico , p . 134 .
30 )
Dalmasso G ., Viticoltura , pp . 89-90 .
31 )
Bacci A ., I vini nell ’ agro di Firenze , in “ Storia naturale dei vini …”, libro VI , Torino 1990 , p . 40 .
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