celebri terzine del Purgatorio: dopo aver paragonato il pro-
cesso della vinificazione a quello che trasforma il feto in crea-
tura umana grazie all’intervento divino, così completa il suo
pensiero: «E perché meno ammiri la parola, / guarda il calor
del sol che si fa vino, / giunto all’omor che della vite cola» 14) .
Al vino si riconoscevano virtù terapeutiche e funzioni
igieniche e sono numerosissimi pure i proverbi toscani che
ne celebrano le virtù. In particolari ricorrenze festive, inoltre,
si eliminavano le gabelle proprio per agevolarne il consumo
mentre, in occasione di matrimoni o di investiture cavallere-
sche, il vino scorreva… a fiumi!
Basso Medioevo
Per quel che riguarda il Basso Medioevo, ossia i secoli
successivi al XIII, la documentazione fornisce dati più chiari
e sicuri. Il Catasto fiorentino del 1427, ad esempio, ci offre un
quadro esauriente della viticoltura all’interno del contado e
dei vini delle varie zone geografiche. Così sappiamo che i vi-
ni più pregiati si producevano sulle colline del Valdarno di
Sopra, sulla sinistra dell’Arno (San Giovanni e Montevarchi)
e in Val d’Ambra. Si trattava di vini trebbiani, bianchi, e di vi-
ni “vermigli”. Ottimi erano pure quelli prodotti sulle colline
del Chianti, mentre i meno pregiati erano quelli provenienti
dalla pianura tra Firenze, Prato e Pistoia, come pure i vini del-
la zona di Empoli.
Tuttavia, anche se la viticoltura era presente un po’
dappertutto nella regione, il primato per la qualità spetta-
va sicuramente al Valdarno di Sopra, mentre il Chianti, il
Alighieri D., Purgatorio, XXV, a cura di N. Sapegno, Firenze 1980,
vv. 67-78.
14)
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