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Tuttavia , dopo l ’ oscura parentesi delle dominazioni barbariche , grazie soprattutto ai laboriosi monaci che avevano cercato rifugio in questi luoghi solitari , i colli furono di nuovo rivestiti di lunghi filari verdeggianti di viti e « quel portentoso vino dal caratteristico profumo di viola mammola e di giaggiolo , che verrà chiamato “ vermiglio ”, avrà il suo sigillo enologico ben definito e costituirà il nobile ceppo del futuro chianti » 13 ) .
Alto Medioevo
Prima del Mille , sono poche le documentazioni attestanti la presenza della vite e di terre “ vitate ” in località toscane . La quasi totalità dei documenti giunti fino a noi si riferisce alle colture di proprietà di monasteri , canoniche e vescovadi , ossia a piccolissimi appezzamenti coltivati a vigneto , situati ai margini dei villaggi accanto a campi arabili , boschi , orti ecc .
Al pari degli ecclesiastici , erano interessati alla viticoltura anche i grandi proprietari laici , i cui terreni vitati si trovavano in genere nelle vicinanze dei centri urbani o all ’ interno delle stesse mura ; una traccia di questa presenza rimane nelle due denominazioni “ via della vigna vecchia ” e “ via della vigna nuova ”, che si trovano oggi nel cuore della Firenze medievale .
Anche il commercio del vino dovette essere in quei secoli piuttosto limitato , fatta eccezione per Pisa , fortemente interessata alla bevanda sia per i consumi interni sia per l ’ approvvigionamento delle navi .
Dopo il Mille sono invece moltissime le testimonianze sull ’ apprezzamento di cui godeva il vino toscano . Lo stesso Dante lo rappresenta come qualcosa di straordinario in alcune
13 )
Paronetto L ., Il magnifico Chianti , Verona 1967 , p . 37 .
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