VCi - proposta vini PROPOSTA_vol5FIRENZE_ok2 | Page 11

meridionale della regione, s’erano stabiliti ceramisti greci im- pegnati a produrre interi “corredi” di vasi destinati all’aristo- crazia locale 6) . A partire dalla fine del VII sec. a. C. l’ideale greco del simposio era stato definitivamente accettato come momento centrale proprio della vita aristocratica: ne fanno testimo- nianza oggi sia le pitture funerarie e le decorazioni architet- toniche, sia i numerosi vasi, crateri, anfore, brocche, otri vi- nari ecc., ritrovati in numerosi centri d’origine etrusca. Nel periodo della loro maggiore potenza (VII-V sec. a. C.), gli Etruschi avevano diffuso la coltura della vite in tutta la parte centro-settentrionale della Penisola italica, giungendo fino nella valle del Po e nelle valli alpine della Rezia. Tuttavia pare che la produzione di vini pregiati fosse alquanto scarsa nell’Etruria propriamente detta dove, forse, si consumavano vini abbastanza ordinari; in ogni caso, questo popolo ebbe il merito di diffondere, nelle regioni da loro di volta in volta oc- cupate, le buone tecniche vinicole ed enologiche 7) . Il commercio allora in atto fra gli Etruschi e la Provenza, nonché il mondo celtico in generale, è testimoniato dallo sto- rico romano Tito Livio, secondo il quale la discesa dei Galli in Italia sarebbe stata causata dal desiderio di provvedersi del vi- no fatto loro conoscere proprio dagli abitanti dell’Etruria. Se diamo dunque per certo l’uso del vino nella cultura etrusca, dobbiamo altresì affermare che questo antico popolo ha lasciato poi in eredità ai Romani le tecniche enologiche. La scoperta di due celle vinarie romane in località Marcena 8) , risalenti al III sec. d. C., fanno infatti presumere Cfr. AA. VV., L’avventura del vino nel bacino del Mediterraneo, Treviso 2000, p. 90. 6) 7) Cfr. Fontanari Martinatti I., La vite, p. 28. 8) Nel Comune di Subbiano, a una quindicina di chilometri da Arezzo. 10