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dal Goethe (Handbuch 1878, p. 174) e, agli inizi del secolo XX, anche dal Molon che ci fornisce una buona descrizione am- pelografica della vite in questione, ricordando che è «diffusa nel Trentino e in Valsugana, e un po’ qua e un po’ là, in altre parti del Veneto» 53) . Certamente la “Pavana”, vista anche la storpiatura del nome che nel dialetto veneto significa “padovana”, doveva un tempo essere coltivata nel Padovano oltre che in varie al- tre province venete, da dove però dev’essere stata via via so- stituita, fatta eccezione per la Valsugana e per alcune plaghe viticole della provincia di Belluno 54) . Il grappolo è medio, conico-alato, mediamente compat- to; l’acino è grosso, rotondo, blu scuro e di sapore neutro. Il vino ottenuto è di colore rosso rubino, poco alcolico, tanni- co, con un sapore non sempre gradito. Quest’uva si presta be- ne sia per produrre vini in purezza sia per uvaggi o tagli allo scopo di ottenere vini rossi più “complessi”. Turca e Pavana, tra loro molto simili ampelograficamen- te, appartengono ad un gruppo di vitigni che sarebbero ri- conducibili alla “Schiava lombarda” 55) . 53) Molon G., Ampelografia, p. 940. Cfr. Cosmo I. - Sardi F. - Calò A., “Pavana”, in “Principali vitigni da vi- no coltivati in Italia”, Treviso 1965, pp. 1 e 2. 54) 55) «La Schiava lombarda… nettamente distinguibile dalle Schiave atesine sia per il profilo antocianico che per quello proteico… appartiene ad un grup- po di varietà dalle caratteristiche morfologiche e carpologiche che com- prende anche la Turca e la Pavana… vitigni molto antichi… quali la Negra- ra… Corvina, Rossignola, Rossara… ormai presenti solo come reliquie. Sono vitigni la cui origine non è nota, ma che probabilmente sono il risultato di una circolazione varietale nell’Italia settentrionale molto diffusa a causa della loro rusticità e buona produzione» (Scienza A. - Failla O., La circola- zione dei vitigni in ambito padano-veneto ed atesino: le fonti storico-letterarie e l’approccio biologico-molecolare, in AA. VV., “2500 anni di cultura della vite nell’ambito alpino e cisalpino”, Trento 1996, pp. 251 e 255). 52