La Pattaresca della pianura padovana ha il picciolo verde;
però sia in Provincia di Venezia sia nel distretto di Camposam-
piero è possibile rinvenire una varietà a picciolo rosso. In qual-
che zona del Padovano prende pure il nome di “Greggia” 40) .
Questo vitigno è robusto e resistente alla peronospora e
all’oidio; tuttavia, se coltivato in pianura, è soggetto al mar-
ciume, soprattutto quando la stagione autunnale si presenta
piovosa. In collina il prodotto è sicuramente migliore.
Il grappolo è medio, piramidale, alato, compatto, talvol-
ta molto grande; gli acini sferici, di grandezza media ed han-
no la buccia nero-azzurra, molto pruinosa (come nella “Ne-
grara”); il vino ha buona colorazione con riflessi violacei e
gusto floreale e speziato.
Nella zona di pianura della provincia di Padova si colti-
va largamente anche il Friularo, meglio conosciuto col nome
di “Raboso Piave” in varie altre province del Veneto 41) .
Da numerosi documenti risulta che, agli inizi del XVIII
secolo, la coltivazione del Friularo venne introdotta dal Friu-
li nella zona di Bagnoli; attualmente lo si ritrova pure nel
Monselicese.
passato. Sono 3666 i vitigni da lui raccolti e studiati al fine di pubblica-
re, nel 1877, il “Saggio di Ampelografia universale”, la più grande e ce-
lebre collezione viticola del mondo, tradotta anche in lingua francese.
Fu membro del Comitato Ampelografico Italiano e della Commissione
Internazionale d’Ampelografia.
40)
Cfr. Marzotto N., Uve, p. 207.
Il nome di “Friularo”, dato nel Padovano al Raboso Piave, ha fatto
pensare all’importazione di questo vitigno dal Friuli. Nel Friuli non esi-
ste però alcun vitigno con questo nome o con quello di Raboso Piave;
perciò il nome “Friularo” potrebbe derivare dal fatto che vi fu un tempo
in cui era chiamato Friuli tutto il territorio che arrivava fino al Piave (cfr.
Montanari V. - Ceccarelli G., La Viticoltura e la Enologia nelle Tre Venezie,
Treviso 1950, p. 247).
41)
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