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Sempre dalla Statistica del 1878 apprendiamo, inoltre, che ad Arquà i possidenti confezionavano vini da bottiglia adoperando uve scelte ed appassite, preferendo l’uva mosca- ta, la pinella, la pappola, la marzemina e la corbinella 27) . Per capire meglio la situazione della viticoltura e dell’e- nologia dei Colli in questo periodo basta leggere la relazione dell’esperto Giuseppe Maddalozzo, relativa ai distretti di Este, Monselice e Montagnana, da lui prodotta nel dicembre del 1879 per l’Inchiesta agraria Jacini 28) . Nella sua relazione l’autore affermava che i vigneti era- no poco estesi in pianura, dove le viti venivano maritate agli alberi e dove il terreno fertile si presentava poco adatto alla viticoltura, ma erano “piuttosto considerevoli” in collina, vuoi per il modo razionale con cui erano tenuti, vuoi per le qualità d’uva che in alcuni luoghi si raccoglievano 29) . Più avanti il Maddalozzo, dopo aver rammentato come le uve bianche fossero battezzate con un centinaio di nomi e con centocinquanta quelle nere, elencava la trebbiana, la ver- nazza, la verdise, la pattaresca, la pignola, la moscata, la bian- chetta, l’uva d’oro, il prosecco, la chiarella ecc., tutte uve bianche coltivate perlopiù sui colli. Fra le uve da vino rosso citava la vernara, la rossara, la corbinona, la garbiana, la cor- nera, la turca, la corbinazza, la corbinella ecc. Nel trattare della vendemmia l’autore affermava che, prima dell’oidio, le vendemmie erano migliori per qualità e i Cfr. Statistica agricola industriale e commerciale della Provincia di Padova, Padova 1878, pp. 507-509. 27) 28) Sotto questo nome va l’indagine promossa nel 1878 dalla Giunta spe- ciale, costituita dal Parlamento del giovane Governo italiano. Cfr. Maddalozzo G., La Bassa Padovana occidentale: usura e pellagra. Distretto di Este, Monselice e Montagnana, in A. Lazzarini, “Contadini e agricoltura. L’inchiesta Jacini nel Veneto”, Milano 1983, p. 85. 29) 33