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La viticoltura degli Euganei , tuttavia , pur vantando alcune zone nelle quali erano diffusi il vigneto a palo secco e la coltura specializzata , non sembrava essere alla pari dell ’ enologia in vigore sulle colline di Conegliano e di Agordo , tanto per citare due esempi , dove da tempo si produceva vino da esportazione , o delle colline veronesi con i vini conosciuti anche oltre confine , come il Bardolino , il Valpolicella , il Soave , il Raboso e il Prosecco .
D ’ altra parte le arretratezze tecnologiche , cui la produzione dei vini veneti in generale era soggetta , pagavano lo scotto di tradizioni ormai obsolete legate ad un ’ enologia ancora abbastanza primitiva .
Le cause che impedivano l ’ avvio di un reale processo di sviluppo vitivinicolo erano effettivamente ancora molte : l ’ ignoranza delle tecniche , l ’ acidità e la facile alterabilità dei vini a causa della mancata copertura dei recipienti e della vendemmia precoce , l ’ incapacità di convincere il contadino ad adottare metodi di miglioramento e ad introdurre nuovi vitigni ecc .
Dalle opere degli autori sopra citati sembra emergere , in realtà , il contrasto esistente in questo secolo fra la concezione di un ’ agricoltura più moderna e razionale e la consuetudine secolare di voler ricavare dalle uve una quantità maggiore di mosto a scapito però della qualità del prodotto .
Le malattie crittogamiche
Nella seconda metà del secolo , tutta l ’ agricoltura veneta fu colpita da un vero e proprio flagello , costituito dalle malattie crittogamiche : dapprima fu l ’ oidio ( Oidium tuckeri ) che nel 1851 fece la sua prima apparizione un po ’ dappertutto in Italia , facendo morire moltissime viti anche nel Padovano . Il cosiddetto “ mal bianco ”, che si manifestava con una muffa
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