L’Amministrazione austriaca nel secolo XIX
Fra il 1825 e il 1827 in tutti i territori del Veneto fu rea-
lizzata un’indagine catastale per conto della nuova Ammini-
strazione austriaca che aveva, a sua volta, fatto tesoro dell’e-
sperienza napoleonica. Le relazioni contenute nei fascicoli
relativi a ciascun Comune forniscono un quadro assai inte-
ressante della situazione della viticoltura dei Colli Euganei
nell’autunno del 1826.
Il risultato dell’indagine sembra convalidare ciò che scri-
verà qualche decennio più tardi il padovano Pietro Selvatico
il quale, dopo aver dichiarato che una buona enologia persi-
steva ancora sulle colline, dove il vino usciva «da viti poste a
solatìo, e tenute a palo secco», aggiungeva che anche la viti-
coltura in quei luoghi era superiore a quella di pianura, dove
le viti venivano maritate ad alberi vivi e coltivate a filari nei
campi di mais e frumento; tutto questo impediva un’uguale
maturazione dei grappoli che, non potendo giovarsi d’un for-
te sole, riuscivano meno zuccherosi e meno alcolici degli al-
tri e davano perciò un vino aspro e facile ad inacidire. Questi
vini, inoltre, si vendevano molto male ed all’estero erano
pressoché sconosciuti 20) .
Nell’indagine catastale austriaca si trova anche la di-
stinzione tra le colture del colle (generalmente le più pre-
ziose) e quelle del monte – indicato, a sua volta, come mon-
te facile e monte scosceso, talora con sassi nudi – che
presentavano alberi da frutta, vigneti, ulivi, castagni e bo-
sco. Sul colle e sul monte non raggiungibile dall’aratro si
20)
Cfr. Selvatico P., Sull’utilità di tener separate le colture nei terreni della Pro-
vincia di Padova, in “Il Raccoglitore. Pubblicazione annuale della Società
d’Incoraggiamento di Padova”, IX (1861), p. 191.
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