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Il vino prodotto a quel tempo nella campagna, ai piedi dei colli, veniva smerciato sia nelle osterie locali sia all’ester- no attraverso mercanti del posto: la quantità e la qualità del- l’ottimo vino pernumiano acquistò una così grande fama da monopolizzare, insieme al vino proveniente da Oltrebrenta, l’intero mercato cittadino padovano. Nei secoli XII e XIII i vigneti del territorio di Monselice e di Montericco costituivano una riserva speciale di pregiato “vino puro di monte”, non destinato esclusivamente all’au- toconsumo. Ricordiamo, fra le più importanti proprietà agricole e vi- ticole di queste zone, il Monastero di S. Giacomo, la Pieve di S. Giustina e il Monastero veneziano di S. Zaccaria. Nei primi decenni del Trecento la città di Padova rag- giungeva l’apice della sua prosperità. Aveva una popolazione pari a quella di Londra e vantava un’Università ormai famosa. Nei grossi centri rurali del suo contado, in particolare in quelli di Este, Montagnana e Cittadella, particolari Statuti sancivano il riordinamento dei lavori agricoli e viticoli. Sui colli sorgevano le prime ville signorili che ospitavano perso- naggi celebri. Ad Arquà è ancora vivo il ricordo di Francesco Petrarca, l’insigne poeta che qui trascorse gli ultimi anni della sua vita. La villetta, sempre ben conservata, era circondata da un olive- to e da una vigna e il poeta, benché sia passato nella storia del- la letteratura come astemio, era invece un bevitore moderato dei vini dei Colli Euganei, che giudicava così squisiti da defi- nirli «antidoto alla lussuria e conforto alla temperanza». Agli inizi del Quattrocento il territorio padovano fu con- quistato dai Veneziani e divenne subito oggetto di particola- re interesse da parte del governo della Serenissima per i pro- dotti vitivinicoli che potevano rifornire la città. Il vino di questo territorio doveva, in effetti, soddisfare le richieste degli abitanti della città lagunare, i quali “non 14