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del Veneto, sia l’agricoltura in generale che la viticoltura eb- bero a subire un pauroso regresso. All’arrivo dei Longobardi a Padova (601) si registrarono le consuete ruberie e violenze; tuttavia i nuovi invasori si di- mostrarono in seguito tolleranti instaurando, per un lungo periodo, una pacifica convivenza. Nei secoli VIII e IX la città entrò in una lunga crisi e l’amministrazione comunale fu trasferita a Monselice. Le campagne, ancora paludose e boscose, ebbero un’evoluzione diversa da quella dei Colli Euganei dove, in parte, si coltiva- vano le viti. Dopo le ultime disastrose invasioni ungare, il territorio passò ai sovrani tedeschi e i campi vennero posti finalmente a coltura. Viticoltura medioevale padovana nei secoli X-XIV Le prime documentazioni attestanti la presenza di vigne nel Padovano risalgono proprio all’epoca germanica, ossia ai secoli IX e X, nelle zone collinari di Arquà, Luvigliano, Mon- tegrosso ecc. In quell’epoca la viticoltura era particolarmente svilup- pata sul Monte delle Vigne (oggi Montericco) che sovrasta la città di Monselice. Agli inizi del secolo XI questo monte era chiamato “Castellano” ed aveva ai piedi una palude comune che assicurava alla popolazione fieno, legname, selvaggina e pesci per gran parte dell’anno 6) . Dalle stesse documentazioni risulta che, allora, veniva eseguita una specie di “vinificazione in bianco” (senza vinacce) 6) Cfr. Calò A. - Paronetto L. - Rorato G., Storia, p. 132. 11