Tuttomondo 2018 Intolleranza | Page 5

Il paradosso della tolleranza di

Karl Popper

di Gian Luigi Corinto

N. 6 - Intolleranza

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mantenerli sotto il controllo della pubblica opinione, impedire loro di parlare non sarebbe saggio. Ma dobbiamo pretendere il diritto di farlo, anche con l’uso della forza, quando sia necessario; potrebbe infatti succedere che loro, i filosofi intolleranti, non siano in grado di confrontarsi con noi con argomenti razionali, iniziando a deprecare qualsiasi argomento gli si proponga; potrebbero, anzi, vietare ai loro seguaci di ascoltare ragionamenti razionali, per loro fuorvianti, e insegnare che è meglio rispondere con i pugni e le pistole. In tal caso, dobbiamo rivendicare il diritto, nel nome della tolleranza, di non tollerare gli intolleranti». L’idea popperiana che ci sia pericolo a tollerare l’intolleranza ha origine lontane. Una traccia bella si trova nel detto latino est modus in rebus, tratto dalle Satire di Orazio, a cui seguono le parole sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum. Ossia: c’è una misura nelle cose; ci sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto. La moderazione del saggio è quindi l’intolleranza verso gli intolleranti: ci sono limiti che non si possono superare impunemente. E occorre sanzionare.

In effetti, Popper non dice che le idee intolleranti debbano essere silenziate, il suo paradosso non impone di limitare la libertà di parola. Sono le azioni intolleranti che debbono essere vietate e perseguite da una società liberale; la violenza o l'oppressione devono essere sradicate da una società aperta, anche mediante l’uso della forza. E la forza è quella della legge, che in una società aperta e liberale riconosce i pericoli dell’intolleranza,si deve dare e far rispettare.

Sir Karl Raimund Popper, nato in Austria nel 1902 e morto a Londra nel 1994, ha un cognome che in inglese significa attrezzo che fa un rumore come “pop”, proprio come un tappo che salta, ma è famoso come filosofo della scienza, per le sue idee liberali e alcuni paradossi; uno di questi ci riguarda da vicino ed è attualissimo: il paradosso della tolleranza. Ci arrivo con ordine e prudenza, perché la questione è spinosa.

Ci sono comportamenti umani che appaiono eterni, razzismo, sessismo, xenofobia, problemi che tormentano l'umanità da tempo immemorabile senza che se ne veda la fine. Eppure la maggior parte delle persone sembra desiderare di vivere in una società tollerante, che accetta e perfino promuove punti di vista diversi e libertà di parola. Avere accanto persone che hanno pensieri diversi sembra stimolante. Qui inizia il paradosso.

La libertà può essere sempre illimitata? e non c’è un tremendo pericolo nel superare certe soglie di libertà? Il filosofo Popper definì il paradosso della tolleranza nel 1945, nel suo libro La Società Aperta e i suoi Nemici, edito a Londra da Routledge. Il pensiero è chiaro nelle sue parole: «La tolleranza illimitata porta inevitabilmente alla scomparsa della tolleranza. Se noi rivolgiamo tolleranza illimitata anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo pronti a difendere la società dalle offese devastanti dell’intollerante, il tollerante sarà distrutto, e con lui la tolleranza. Non intendo dire con questo che noi dovremmo sempre reprimere le opinioni dei filosofi intolleranti; fino a che siamo in grado di controbattere con argomenti razionali e mantenerli sotto il controllo della pubblica opinione, impedire loro di parlare non sarebbe saggio. Ma dobbiamo pretendere il diritto di farlo, anche con l’uso della forza, quando sia necessario; potrebbe infatti succedere che loro, i filosofi intolleranti, non siano in grado di confrontarsi con noi con argomenti razionali, iniziando a deprecare qualsiasi argomento gli si proponga; potrebbero, anzi, vietare ai loro seguaci di ascoltare ragionamenti razionali, per loro fuorvianti, e insegnare che è meglio rispondere con i pugni e le pistole. In tal caso, dobbiamo rivendicare il diritto, nel nome della tolleranza, di non tollerare gli intolleranti».