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Tuttomondo Magazine

Fra Dio e cucina

Le proibizioni alimentari nelle religioni

di Claudia Menichini

No, non parleremo di glutine, olio di palma, crostacei o nocciole, ma di cose ben più antiche, ovvero dei tabù alimentari dettati dalle religioni, e ogni religione, a parte la cattolica che si limita a istituire dei giorni di magro in Quaresima, ha delle proibizioni che ancora determinano e condizionano la vita dei fedeli di quel credo. Lungo i secoli le religioni hanno sacralizzato l’alimentazione, e con regole precise hanno determinato divieti e modalità con cui i cibi andavano consumati, rafforzando in tal modo la comunità e il senso di appartenenza a essa. Rifiutare consapevolmente alcuni cibi, rispettare insieme agli altri i giorni di digiuno, o romperlo tutti assieme alla fine del periodo di proibizione serviva a cementare una comunità, rendendola unita intorno alla parola di Dio.

Delle tre grandi religioni monoteiste, Ebraismo, Cristianesimo e Islam, quella ebraica è la più antica, e presenta delle proibizioni alimentari condivise con l’Islam. Nel Levitico e nel Deuteronomio, due dei cinque libri sacri dell’Ebraismo, vi sono le precisissime regole che ogni Ebreo deve rispettare nella preparazione e nell’assunzione del cibo, e non sono regole semplici: gli animali sono divisi fra puri (come la mucca, il vitello, la pecora e la capra, cioè gli animali con lo zoccolo fesso) e impuri (come la selvaggina, i conigli e le lepri, i crostacei e i molluschi).

È proibito mescolare in una stessa ricetta carne e latticini (dimenticatevi le deliziose scaloppine al burro!), e non è consentito consumare formaggi prodotti utilizzando caglio animale. I pesci di cui ci si può nutrire devono avere squame e pinne, quindi niente aragoste e gamberetti, ma neppure anguille e l’ottima coda di rospo. I volatili, a parte i rapaci, si possono mangiare, proibiti invece tutti gli animali che strisciano, troppo legati alla terra. Il maiale è considerato un animale immondo da entrambe le religioni, e non deve essere mai consumato.

Anche la macellazione deve svolgersi secondo modi simili, in entrambe le religioni l’animale deve essere sgozzato vivo fino al totale dissanguamento. Nell’ebraismo la macellazione deve essere eseguita da un macellaio rituale, che esegue lo schochet, tagliando la gola dell’animale con un unico taglio di un coltello dalla lama affilatissima. Si raccomanda di trattare in maniera attenta e compassionevole l’animale, che deve essere bendato perché non veda ciò a cui va incontro. Sembra tutto molto crudele, ma non penso che nei nostri macelli la crudeltà sia minore, anzi. Gli ebrei poi lavano la carne e la salano, per far scomparire ogni traccia di sangue, proibitissimo dal momento che secondo la loro tradizione contiene la vitalità dell’animale.

Vino e aceto possono essere consumati solo se sono stati prodotti osservando rigidissime regole di lavorazione, e la produzione deve essere controllata da un Rabbino: se il Rabbino non approva, l’alcol prodotto è da considerarsi impuro, e quindi proibito, pertanto se invitate a cena degli ebrei osservanti tenetene conto.

Si capisce quindi come per i Cristiani la cucina ebrea risulti complicatissima, piena di regole difficili da comprendere senza conoscere i significati reconditi di ogni gesto necessario per mangiare un alimento che sia perfettamente Kosher (Woody Allen, che la conosce bene essendo figlio di ebrei di origine russo tedesca, ne ha spesso scritto in modo esilarante).

Molte le proibizioni anche per i Musulmani, che in molti cibi vedono lo zampino del demonio, a cominciare dall’alcol, che, togliendo pudore e senso della vergogna, è considerato l’opera principe di Satana, per cui bisogna astenersene in modo assoluto, tanto che la proibizione arriva persino al non potersi sedere a una tavola dove altri consumano alcolici.

Anche i suini, secondo antichissime credenze, avevano natura demoniaca, e poi sono sporchi, e conducono una vita sessualmente promiscua. Inoltre altrettanto antica era la credenza che, mangiando un animale se ne assumessero le caratteristiche, e quelle del povero maiale non erano certo considerate tra le migliori. Entrare in contatto con i cibi impuri costringe i musulmani a complicate opere di purificazione. Non so se avete mai incontrato dei musulmani in una panetteria che, fra lo stupore degli addetti al bancone, cercano “pane senza maiale”! In realtà cercano solo del pane prodotto senza strutto.

Nella Sura Al Baqarah 2:168 si legge: «Oh uomini, mangiate ciò che è lecito e buono, non seguite le orme di Satana, poiché egli è nemico dichiarato per voi».