Tuttomondo 2018 Intolleranza | Page 27

N. 6 - Intolleranza

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lo accusarono di formalismo.

Allo scoppio della guerra la situazione mutò notevolmente: se prima Šostakovič si era sempre tenuto al limite (per non dire allontanato) dalle linee guida imposte dal partito, con l'avvento della Seconda Guerra Mondiale iniziò a comporre un nuovo tipo di musica, che esaltasse

la patria e la lotta al Fascismo e al Nazismo. È in questo periodo che nascono le Sinfonie n. 7, 8 e 9 (va anche segnalato che la Sinfonia n. 7 in do maggiore "Leningrado" fu composta per buona parte durante l'assedio di Leningrado da parte dell'esercito nazista).

La Settima incontrò grande approvazione, mentre le altre due ebbero un destino diverso; l'Ottava, per la mancanza di toni ottimistici ed eroici, venne proibita (sarà riabilitata solo quindici anni dopo) e la Nona prese tutti in contropiede: se il pubblico, dato che la Sinfonia venne scritta per celebrare la vittoria sulla Germania nazista, si aspettava qualcosa di simile alla Nona di Beethoven, con cori e quant'altro, non poteva ricevere in cambio nulla di più diverso; tutta la Sinfonia, in stile neoclassico, è caratterizzata da temi leggeri e spensierati, ed è molto lontana da qualsivoglia magniloquenza, tanto da suscitare più d'una perplessità.

Anche il Dopoguerra non fu un periodo particolarmente facile per Šostakovič, dato che le tensioni tra URSS e Stati Uniti lo danneggiarono molto: fino ad allora aveva sempre goduto di grande stima da parte del pubblico interazionale, soprattutto statunitense, ma questa stima subì una flessione importante a causa del gelo tra le due nazioni. Toscanini, suo grande ammiratore dai tempi della Sinfonia n. 1, lo aveva inizialmente contattato per eseguire sue musiche negli USA ma, a causa del periodo storico, non se ne fece nulla e il concerto già programmato saltò. La sua posizione all'estero si compromise in questo modo non solo per l'avvento della Guerra Fredda ma anche perché cercò sempre più di comporre musica gradita al regime. I risultati non devono aver incontrato il favore della Lega dei Compositori perché nel 1948 fu accusato di formalismo assieme a Muradeli, Mjaskovskij, Šebalin, Popov, Prokof'ev e Chačaturjan. A causa di quest'accusa Šostakovič perse la cattedra ai conservatori di Mosca e Leningrado e non fu completamente riabilitato fino al 1952.

Nel 1953 morì Stalin. Anche in questo caso, Šostakovič annientò qualsiasi possibile aspettativa perché tutto quello che ne ricavò fu la Sinfonia n. 10 in mi minore, un riassunto in 50 minuti di trent'anni di stalinismo. Tre anni dopo, nel 1956, Nikita Chruščëv denuncerà pubblicamente gli orrori dello stalinismo, aprendo una nuova era per l'arte (e la musica) russa: Šostakovič, finalmente libero dalle pastoie della censura, attaccò duramente i censori sovietici dalle pagine della Pravda, lo stesso giornale che così spesso aveva vilipeso il suo lavoro, i suoi lavori proibiti - dal Naso alla Lady Macbeth - furono gradatamente riscoperti e nuovamente eseguiti in pubblico. La nottata, a quanto pare, era davvero passata.