Tuttomondo 2018 Intolleranza | Page 21

N. 6 - Intolleranza

21

rappresentati e l’iconografia usata, sono tutti modi scelti dai proprietari per dimostrare l’appartenenza a una determinata cultura, in questo caso, ricca e romana. La disposizione concentrica dei pannelli, compresi in una cornice comune, riflette l’idea di una cultura condivisa, tanto che le figure di Egitto e Africa si guardano reciprocamente.

Le province sono femmine e vestite con abiti ispirati dalla stessa moda; sono poi distinte solo dal tipo di acconciatura, dai copricapi, a testimonianza di una esperienza distintiva ma condivisa. La centralità culturale di Roma è fortemente espressa dalla posizione della sua figura nel mezzo “geografico” del mosaico, che riunisce tutte le altre regioni.

Il senso appare chiaro: la cultura di Roma è identità e potere al centro del mondo; le identità dell’impero sono molte, anche periferiche, ma hanno relazioni con un solo potere centrale. Possiamo solo congetturare che il proprietario della casa si sentisse sia Romano che Africano. Così come che un abitante di Roma di sentisse romano come uno che vivesse in Siria o in Britannia, province lontane spazialmente e spesso turbolente. In molte parti dell’Impero, culture anche molto diverse coesistevano, ma Roma e Alessandria erano città cosmopolite e molte città orientali avevano ereditato la cultura greco-ellenistica di contenere e sovrapporre molte e diverse culture. Gli ebrei spargevano le loro comunità per tutto l’impero, mantenendo la proprie tradizioni all’interno della più ampia cultura greco-romana.

Ogni popolo dell’Impero esprimeva diversità culturali attraverso la condivisione e la separazione di lingue, religioni, abiti, diete alimentari, nomi propri e cognomi. Questi sono esempi facili, mentre è più complesso comprendere le diversità culturali attraverso altri fatti umani: modi di pensare il mondo, codici morali e comportamenti sociali, come per esempio il sentimento romano di pietas verso gli sconosciuti e i forestieri o l’omaggio ai costumi degli antenati.

Una cosa interessante da approfondire, visti i possibili rimandi all’attualità, è che il concetto di romanizzazione assomiglia a quello di assimilazione culturale, caro agli Stati Uniti, e che è il contrario del multiculturalismo, più caro agli Europei. Più sopra si è accennato alla “romanizzazione” come espansione geografica della cultura di Roma: troppo semplice, visto che la questione è molto più complessa.

Un punto importante è che il termine può essere inteso come una via a doppio senso: può essere il processo che vede popolazioni locali assimilare la cultura romana, la periferia che cerca il centro, o può indicare la fase finale dell’imposizione di Roma della propria cultura su quella di altre popolazioni, il centro che sottomette le periferie con la forza.

E poi, ci possiamo chiedere se ci fosse una sola e pura cultura romana, o molte forme ibride che si andavano mescolando e diffondendo sotto la stessa etichetta? Era un comportamento consapevole di Roma e dei suoi Imperatori o era un effetto di altri fatti, economici, legali, religiosi che i Romani portavano con sé nella conquista di nuove terre? E quanto era diverso l’impero del Nord Ovest freddo da quello caldo del Sud Est?

Di certo esercito, istituzioni civili, religiose, amministrative, la pianificazione e la costruzione di città, strade, porti, acquedotti, anfiteatri, terme, il conio di monete, sono testimonianze forti della presenza imperiale romana in una vastissima area geografica. L’idea geografico-politica di assimilazione che il mosaico di El Djem comunica è che Roma si poneva al centro del mondo, ma si circondava di province che potevano mantenere simboli distintivi e identitari che trovavano collocazione nel contesto del potere imperiale.

Cultura, identità e potere sono interconnessi in modo inestricabile, pur se osservabili da molti punti di vista, e pur se danno origine a dibattiti infiniti e spesso aspri.

Muoversi tra multiculturalismo e assimilazione culturale, preferire l’uno o l’altro, come modello di rapporto tra popoli che si incontrano, non è politicamente indifferente e deve essere fatto con cautela, perché ai concetti di cultura, identità e potere si associano troppo spesso quelli di intolleranza e conflitto, ieri come oggi, in ogni parte del globo. Una cosa è certa: chi governa ha più responsabilità dei cittadini, e quando soffia sul fuoco delle differenze culturali si assume responsabilità di cui è facile prevedere esiti nefasti.