E’ evidente che a questo profilo di investimenti corrisponde un’occupazione che solo in
parte ricade nell’ambito tradizionalmente definito come edilizia, poiché, come appare
evidente nella Fig. 2, gran parte dei lavoratori coinvolti nei lavori incentivati appartengono al settore dei serramenti a tenuta termica, ed al settore impiantistico.
Questo spiega, in parte, il divario che esiste tra le stime occupazionali effettuate e gli andamenti occupazionali registrati nel settore edilizio, che continuano a seguire dinamiche
sostanzialmente negative, e dove una lieve inversione di tendenza si registra soltanto nei
primi trimestri 2015.
Anche la distribuzione regionale della spesa per tipologia di interventi appare interessante. Due notazioni risultano di particolare interesse, osservando la Figura 3, ovvero
il divario tra regioni del Centro Nord quelle del Sud, laddove per queste ultime, nonostante il clima favorevole e la maggiore insolazione annua, risulta mediamente minore
l’installazione di pannelli solari. Inoltre, per le regioni del Mezzogiorno, la percentuale
di interventi sulle strutture opache, più complessi dal punto di vista tecnico ma più efficaci
in termini energetici, è ancora più bassa rispetto alla media, già insufficiente, delle altre
regioni.
Riguardo a quest’ultimo aspetto si distingue invece il caso esemplare del Trentino Alto
Adige, seguito da Veneto, Valle d’Aosta ed Emilia Romagna.
FIGURA 2 - Stima occupazionale relativa agli interventi di
riqualificazione energetica incentivati;
valori assoluti; anno 2013
Fonte: elaborazioni Centro Studi Fillea su dati Enea
FIGURA 3 - Spesa regionale per interventi di riqualificazione
energetica incentivati;
valori percentuali; anno 2013
Fonte: elaborazioni Centro Studi Fillea su dati Enea
Se il mercato della riqualificazione energetica si svilupperà maturando una capacità di
interv enire a livello di intero edificio e comprensorio urbano, a ciò seguirà una trasformazione delle tipologie dei lavori, un maggior tasso di interventi sull’involucro edilizio, e
quindi una ricaduta occupazionale più omogenea, che interesserà in modo trasversale
tutti i comparti interessati, coinvolgendo in modo più strutturale anche il lavoro nell’edilizia.
Sicuramente la ricerca in questo ambito deve andare oltre questi primi risultati, mirando a
traguardare la definizione di nuovi modelli econometrici in grado di restituire un quadro
più approfondito delle ricadute occupazionali del green building, modelli che debbono
necessariamente essere condivisi a livello europeo, al fine di rendere comparabili dati e
stime tra i diversi paesi dell’Unione. Al momento attuale, una ricerca in questo senso non
trova né dati metodologicamente confrontabili tra i diversi paesi, né un aggiornamento
soddisfacente degli stessi.
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INNOVAZIONE E SOSTENIBILITA’ NEL SETTORE EDILIZIO
Quarto Rapporto Congiunto Feneal Uil - Filca Cisl - FILLEA CGIL - Legambiente