dotti in questi anni: dai titoli di efficienza energetica (praticamente inapplicati nel settore
edilizio) al conto energia termico (dove il patto di stabilità per le amministrazioni pubbliche si è rivelato un ostacolo spesso insormontabile). Enea e Ministeri hanno la responsabilità di fornire analisi aggiornate della situazione dell’edilizia italiana, delle barriere
che esistono e delle opportunità, in modo da individuare le politiche più efficaci. Anche
perché per realizzare uno scatto nel numero degli interventi di riqualificazione energetica
dobbiamo disporre di una attenta lettura delle differenze e articolazioni presenti negli
oltre 14milioni di edifici con quasi 29milioni di abitazioni che esistono nel nostro Paese.
Il Rapporto Oise è nato proprio con l’obiettivo di capire i processi in corso e contribuire a
una prospettiva di cambiamento nel settore edilizio, attraverso l’individuazione di percorsi
praticabili di innovazione nei cantieri e nelle imprese, nelle competenze, formazione e regolarità del lavoro. In questi quattro anni abbiamo raccontato le trasformazioni nel modo
di costruire e nella domanda di mercato, come nei riferimenti normativi a seguito della
spinta impressa dall’Unione Europea ma anche dai regolamenti edilizi. Nella edizione
2015 sono diverse le novità interessanti. La prima riguarda i materiali, perché l’analisi si
approfondisce e articola con approfondimenti e esempi di prodotti già sul mercato e con
caratteri innovativi differenti (naturali e salubri, provenienti dal riciclo, ecc.). E’ importante
sottolineare il miglioramento avvenuto nelle prestazioni e nella tracciabilità ambientale
che oggi questi materiali garantiscono. Una seconda novità riguarda la descrizione
dei cambiamenti nei processi produttivi che riguardano la produzioni dei materiali, con
risultati di grande interesse in termini di riciclabilità e recupero di materia. Inoltre sono
stati selezionati casi italiani e internazionali di cantieri gestiti in modo innovativo, sia nei
processi che nei materiali utilizzati. E’ importante guardare ai cambiamenti che stanno
avvenendo nei materiali utilizzati e nell’organizzazione dei cantieri, come nell’articolazione delle filiere coinvolte con il bisogno di formare nuove competenze. Pensiamo alle
trasformazioni già avvenute nella filiera del legno – che si sta diffondendo in tutta Italia
– dove cambia l’organizzazione dello stesso cantiere e dello stabilimento (che assume
un ruolo centrale). Inoltre, se si guarda con attenzione agli obiettivi prestazionali fissati
dalle Direttive si comprende come porteranno a cambiare completamente l’approccio
alle questioni energetiche dentro gli edifici. Crescerà l’attenzione nei confronti dell’integrazione tra impianti di riscaldamento e raffrescamento, gestione delle reti elettriche,
termiche, idriche, sistemi di produzione da fonti rinnovabili e efficienti. In parallelo si
stanno innovando le tecniche di messa in sicurezza degli edifici in zone a rischio sismico,
come quelle per il retrofit delle pareti o per l’escavazione oppure per la bonifica di suoli
e edifici dalla presenza di amianto.
LE SCELTE PER CAMBIARE IL FUTURO DELLE COSTRUZIONI
Abbiamo tutto da guadagnare come Paese, ma anche come cittadini e lavoratori, nello
scegliere l’innovazione energetica e ambientale come strategia di rilancio dell’edilizia
italiana. Per il settore delle costruzioni rappresenta infatti una opportunità per tornare ad
aprire cantieri, per creare e formare lavoro, orientando attenzioni e competenze verso
tematiche apprezzate dal mercato e su cui le direttive europee stanno da tempo spingendo con sempre più precise e ambiziose indicazioni e prestazioni da raggiungere.
La chiave con cui affrontare una nuova politica per l’edilizia è quella di spingere una
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